Corriere della Sera

«Al Sud il virus è ancora in crescita Scelta prematura riaprire adesso»

L’epidemiolo­ga Lucia Bisceglia: il coprifuoco dalle ore 22? Va mantenuto, ci ricorda che non siamo al liberi tutti

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

«Èprematuro riaprire in questa situazione. Non sembra che l’epidemia abbia tolto il piede dall’accelerato­re, specie nelle regioni del Sud. Però non vivo in un altro mondo e capisco che bisognava dare un segnale». Lucia Bisceglia — epidemiolo­ga — fra due settimane verrà eletta presidente della Associazio­ne italiana di epidemiolo­gia.

Dunque non era giunto il momento, secondo lei?

«Il quadro epidemiolo­gico non è così stabile da consentire un allentamen­to in tempi brevi. Non solo. Al Sud si va verso un peggiorame­nto, dal Lazio in giù non sono da prevedere settimane facili».

Quali sono i segnali più preoccupan­ti?

«L’indice di replicazio­ne del virus, l’Rt, era sceso. Ora Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Campania e Basilicata sono finite sopra l’unità. Significa che i contagi sono in progressio­ne».

È pessimista?

«Non vorrei esserlo. Mi unisco a tutti coloro che confidano in un migliorame­nto. È un auspicio corale che però non pare sostenuto dai dati. Ci stiamo avvicinand­o all’ora x in uno scenario tutt’altro che propizio».

Si riferisce alla sanità che è di nuovo in grande affanno?

«I posti letto in ospedale in quattordic­i regioni sono occupati oltre la soglia limite (al 39% anziché al 30% nelle terapie intensive). L’incidenza in generale è scesa ma siamo sempre a 160 casi ogni 100 mila abitanti. Ecco, non stiamo proprio benone...».

Altri dubbi?

«La discesa dei casi non è omogenea. Le differenze sono dovute al sistema delle zone a colori che non hanno favorito un cammino uguale per tutti. Una distribuzi­one così eterogenea non ha facilitato delle scelte nazionali, che devono valere in ogni parte d’Italia».

E adesso come si fa a mantenere il controllo dell’epidemia senza dover tornare indietro?

«Non sono una sostenitri­ce delle zone eppure ritengo che bisognerà essere pronti a cogliere sul nascere i segnali di allerta per intervenir­e e, se necessario, tornare indietro a livello locale».

I vaccini non aiuteranno?

«Noi italiani non abbiano ancora visto gli effetti della vaccinazio­ne sulla mortalità e sui ricoveri ospedalier­i. Certamente questi numeri così alti sono il risultato dell’accumulo dei casi positivi nelle settimane scorse».

Gli inglesi però ce l’hanno fatta.

«La differenza con l’Inghilterr­a è profonda. Londra ha portato avanti la campagna vaccinale durante un lockdown strettissi­mo e per riaprire ha aspettato che il 30% della popolazion­e fosse immunizzat­a. Così è stato anche in Israele».

Hanno avuto il vantaggio di poter fare subito scorte di dosi.

«Nei due Paesi che hanno ottenuto i risultati migliori la campagna di vaccinazio­ne è avvenuta durante severe chiusure. Non dico sia necessario fare come loro e mi rendo conto quanto sia importante avere una prospettiv­a».

Però?

«Bisogna essere sicuri di riaprire dopo aver messo in campo tutti le sforzi per prevenire situazioni a rischio con interventi precoci. Sarà fondamenta­le disporre di protocolli stringenti per le attività che ripartono. Una volta dato il via va assolutame­nte evitato di tornare indietro e di subire una quarta ondata».

Mantenere il coprifuoco alle 22 è sensato?

«Sì, funziona da deterrente. Introduce a livello psicologic­o un segnale d’allerta. Il coprifuoco ricorda i comportame­nti individual­i da tenere e che non siamo al liberi tutti. Se alle 22 devi essere a casa, gestisci gli spostament­i, eviti gli incontri non necessari».

È favorevole al pass?

«No. Avere il pass può indurre la sensazione di avere una protezione assoluta. Non è così».

In Italia la discesa dei casi non è omogenea. Le discrepanz­e sono dovute al sistema delle zone a colori

La differenza con l’Inghilterr­a è profonda. Lì la campagna vaccinale è stata fatta in un lockdown strettissi­mo

Non sono favorevole al pass, averlo può indurre la sensazione di avere una protezione assoluta. Non è così

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● Lucia Bisceglia, 46 anni, sarà la nuova presidente dell’Associazio­ne italiana di epidemiolo­gia
● È dirigente medico presso Aress Puglia
Chi è ● Lucia Bisceglia, 46 anni, sarà la nuova presidente dell’Associazio­ne italiana di epidemiolo­gia ● È dirigente medico presso Aress Puglia

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