Corriere della Sera

Aerazione, turni, psicologo e quelle 20 mila aule non abbastanza grandi I nodi irrisolti in un anno

Cosa non è stato fatto per riaprire a tutti in sicurezza

- di Gianna Fregonara

Sarà pure «un segnale politico», come dice il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ma l’annuncio della riapertura completa delle scuole alla fine di un anno così travagliat­o e segnato da continui cambi di programma ha improvvisa­mente riportato d’attualità tutti i problemi delle scuole, non solo quelli causati direttamen­te dalla pandemia e dalla necessità di misure di sicurezza. Poco si potrà fare da qui a lunedì prossimo per sciogliere i nodi — dai trasporti all’allestimen­to delle aule — che erano già rimasti senza soluzione lo scorso settembre. L’anno scolastico finirà come era cominciato, tra incertezze, tensioni e anche un po’ di delusione. Lo sanno bene professori e presidi, che sono più concentrat­i su come fare gli scrutini e gli esami, e si preoccupan­o di come formare le classi per l’anno prossimo quando si riproporra­nno gli stessi problemi, se non si comincia da ora a pensarci.

Un anno fa si parlava di questi tempi di soluzioni anche fantasiose come la scuola nei cinema, nei parchi, si discuteva di lezioni rovesciate, di accorciare gli orari, di fare i doppi turni, di abbattere muri e costruire nuove classi, di comprare banchi e arredi nuovi. Si era capito da subito che la questione dei trasporti avrebbe reso complicato il ritorno in classe degli studenti delle superiori. A settembre si era risolto riducendo il distanziam­ento sui mezzi pubblici — e del resto il numero dei contagi consentiva di essere ottimisti — ma a gennaio sono dovuti intervenir­e persino i prefetti, chiamati dal ministero dell’Istruzione a mediare. Città come Milano hanno cambiato gli orari dei negozi per lasciare «spazio» sui bus agli studenti che alla fine comunque ne hanno fatto le spese: dopo un mese in classe a turno, a marzo le scuole erano di nuovo chiuse e loro costretti alla Dad. La maggior parte degli adolescent­i non ha fatto neppure 50/60 giorni in presenza in tutto l’anno. È vero come ha ricordato il premier Draghi che sono stati stanziati 390 milioni per migliorare i trasporti e che una parte non è stata spesa, ma è difficile che, se non si cambiano di nuovo le regole sulla capienza massima dei mezzi (ora al 50%), si possano trovare soluzioni in pochi giorni.

Del resto sono rimaste sulla carta molte delle misure indicate nelle linee guida scritte lo

In vista di settembre

La composizio­ne delle classi va rivista, non possono più essere di 27-30 studenti

scorso giugno e ancora in vigore con poche correzioni: mancano circa 20 mila aule sufficient­emente grandi per contenere tutte le classi. Il tracciamen­to dei contagi si è interrotto già alla fine di novembre perché le Asl sono state travolte dalla seconda e poi dalla terza ondata dei contagi e non sembra possibile recuperare ora con i tamponi di massa. Così come si è persa per strada l’idea del medico e dello psicologo di istituto. Di fondi per le scuole ne sono stati stanziati, e molti: per l’organico Covid — 70 mila «aiuti» tra docenti e personale ausiliario che resteranno anche per il prossimo anno —, per le mascherine per tutti, per allestire gli spazi dove possibile. Gli ultimi 150 milioni sono nell’ultimo decreto sostegni e servono alle scuole per provvedere a comprare nuovi dispositiv­i e materiale per la sicurezza anti-Covid. Dovrebbero servire anche per migliorare l’aerazione delle aule, questione fin qui risolta aprendo le finestre anche in pieno inverno. I sistemi di filtraggio dell’aria in istituti con decine di locali richiedere­bbero opere ingegneris­tiche che le scuole in generale non sono riuscite ad affrontare.

Se nelle prossime settimane non si potranno fare miracoli, per settembre qualcosa si deve cambiare: forse a partire dalla composizio­ne delle nuove classi che non possono più — in tempi di emergenza prolungata — essere di 27-30 studenti.

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Gli studenti di Milano nel mezzanino di una fermata della metropolit­ana all’uscita da scuola, durante l’ora di punta dei mezzi pubblici. Per sicurezza, i tornelli sono stati bloccati, così da non creare assembrame­nti dentro i vagoni
(Ansa) I punti In coda Gli studenti di Milano nel mezzanino di una fermata della metropolit­ana all’uscita da scuola, durante l’ora di punta dei mezzi pubblici. Per sicurezza, i tornelli sono stati bloccati, così da non creare assembrame­nti dentro i vagoni

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