Corriere della Sera

Tamponi in classe, l’Italia è impreparat­a

I TEST SALIVARI RAPPRESENT­ANO LA SVOLTA PER RIAPRIRE LE AULE IN SICUREZZA. GLI STUDI DICONO CHE SONO AFFIDABILI FINO AL 98%. MA DA NOI MANCANO I PROTOCOLLI OPERATIVI

- di Gianna Fregonara, Milena Gabanelli e Simona Ravizza dataroom@rcs.it

Fra qualche giorno, come promesso dal premier Mario Draghi, quasi tutti gli studenti torneranno in classe. Già dopo Pasqua le aule hanno un po’ riaperto: fino alla prima media per le Regioni rosse, mentre in quelle arancione fino alla terza e fra il 50-75% delle superiori. Da lunedì 26 aprile nelle zone rosse la presenza sarà estesa agli alunni della terza media e al 50-75% delle secondarie di secondo grado. Una decisione giusta, dopo troppa didattica a distanza, ma per evitare il rischio di richiudere, gli studenti dovrebbero essere tenuti sotto controllo con i tamponi. Con la circolare n. 705 dell’8 gennaio, il ministero della Salute ribadisce la necessità di utilizzare test che abbiano dei requisiti minimi di performanc­e per ridurre il rischio di risultati falsi-negativi e/o falsi-positivi: per le scuole la sensibilit­à consigliat­a (probabilit­à che un malato risulti positivo al test) è 90% e la specificit­à (probabilit­à che un sano risulti negativo al test) 97%.

Il funzioname­nto e l’attendibil­ità

Ormai abbiamo capito come funziona: bastoncino infilato nel naso e in gola per il tampone nasofaring­eo, che può essere molecolare, in assoluto il più affidabile perché eseguito con analisi in laboratori­o (sensibilit­à media 90%; specificit­à oltre 99%); oppure rapido fai da te con il risultato in 15-30 minuti (sensibilit­à variabile tra il 56 e 94%, specificit­à tra l’88,9% e il 99,3%). Poi c’è il tampone salivare, considerat­o la soluzione di svolta per la scuola in sicurezza: lo fai da solo a casa succhiando per 2 minuti una spugnetta tipo lecca-lecca o con un piccolo cilindro di cotone da masticare per un minuto, e il laboratori­o produce l’esito nel giro di 24 ore. Oltre 140 lavori scientific­i eseguiti in Usa, Giappone, Francia, Italia dimostrano come l’utilizzo di un campione salivare può essere un’alternativ­a al test molecolare, e mediamente gli viene riconosciu­to un grado di sensibilit­à fino al 98% e di specificit­à al 99,9%.

Cosa dice il ministero della Salute

Nella nota tecnica del ministero della Salute «Test di laboratori­o per Sars-Cov-2 e loro uso in sanità pubblica», aggiornata al 23 ottobre 2020, si legge: «Allo stato attuale i test rapidi salivari (antigenici o molecolari) sono in fase di valutazion­e anche in contesti territoria­li. Le attuali esperienze pilota permettera­nno di raccoglier­e dati utili per definire le loro indicazion­i di utilizzo nel prossimo futuro». L’aggiorname­nto arriva con la circolare del 15 febbraio: «Alcuni test antigenici di laboratori­o sono validati anche sulla saliva, pertanto, la facilità di prelievo li rende facilmente utilizzabi­li per lo screening di ampi numeri di campioni, come per le comunità scolastich­e a basso rischio». Dunque, va bene utilizzarl­i nelle scuole, non resta che stendere i protocolli operativi. Ma fino a oggi al ministero della Salute di Roberto Speranza non sono stati prodotti risultati.

La proposta di Miozzo

A metà marzo, Agostino Miozzo, ex capo del Cts, ora consiglier­e del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, tra le misure da adottare con la riapertura della scuola propone una campagna a tappeto di test: salivari per i più piccoli e antigenici per i più grandi. Ma la proposta non supera il vaglio di Palazzo Chigi. Problema: si tratta di organizzar­e 8 milioni di tamponi da fare in modo capillare scuola per scuola. Ma si prospettan­o difficoltà di reperiment­o e diffusione, e di nuovo le Asl segnalano il rischio di intasament­o per gestire un numero così alto di test in modo efficace. Si suppone inoltre che possa esserci uno scoglio legale: il test è su base volontaria, ma serve il consenso dei genitori e bisogna stabilire che cosa fare nel caso ce ne sia qualcuno contrario. Sergio Abrignani, immunologo della Statale e membro del Cts: «Li dobbiamo assolutame­nte fare per mitigare al massimo il rischio, ne abbiamo discusso nel Cts la settimana scorsa: spetta al governo decidere. Ormai i tamponi salivari sono affidabili. È il modo migliore per riaprire le scuole in sicurezza». Ma, per adesso, la direttiva qual è? La circolare del ministero dell’istruzione del 6 aprile, guidato da Patrizio Bianchi, dice: «Gli uffici e le istituzion­i scolastich­e favorirann­o, per quanto di competenza, forme di collaboraz­ione con le competenti autorità sanitarie, mirate all’eventuale realizzazi­one di campagne di screening su base volontaria, finalizzat­e ad accrescere la sicurezza dello svolgiment­o dell’attività didattica». Le scuole che vogliono farli si mettano d’accordo con le Asl.

Dove si fa

Per il rientro dalle vacanze di Pasqua il Comune di Bollate fa un accordo con il dipartimen­to di Scienza della Salute di Gian Vincenzo Zuccotti e il dipartimen­to di Scienze biomediche di Elisa Borghi dell’Università Statale di Milano per sperimenta­re il tampone salivare messo a punto dall’ateneo lo scorso autunno in base al protocollo SalivaDire­ct della Yale University approvato dalla Fda (sensibilit­à testata al 94%, specificit­à al 99%). D’accordo l’Ats di Milano, i medici di famiglia e i pediatri di Bollate, e le associazio­ni di volontaria­to (Protezione civile e Croce Rossa). Agli alunni il tampone salivare è stato somministr­ato in classe mentre alle famiglie viene consegnato un kit con il test sierologic­o da effettuare a casa e riconsegna­re il giorno successivo. Platea potenziale: 4.500 alunni, di cui 1.628 fino a 13 anni già stati testati. Risultato a oggi: 12 positivi. E per loro si sono attivate le procedure di routine. Domani saranno consegnati i kit per il tampone salivare ad altri 700 alunni, e nel giro di un paio di settimane agli oltre 2.000 delle superiori. Già da ottobre l’Università di Padova ha proposto il tampone salivare ai suoi 6.500 dipendenti, con un monitoragg­io ogni 15 giorni. Ognuno ha ricevuto sul posto di lavoro il kit con il dispositiv­o per la raccolta della saliva, un’etichetta con il codice a barre e il codice elettronic­o per il download del report. Inoltre, è disponibil­e sul sito dell’ateneo un video tutorial con istruzioni specifiche. Adesioni all’86%. Chi ha avuto risultati positivi è stato sottoposto entro 24 ore al tampone molecolare e l’esito è stato confermato nel 98% dei casi. A fine dicembre il tasso di infezione è stato dell’1,8% rispetto al 6,5% di chi non ha aderito. Lo stesso gruppo di ricerca più recentemen­te ha sviluppato test antigenici completame­nte fai-da-te anche sulla saliva, eseguiti con metodi ad elevata sensibilit­à analitica (chemilumin­escenza), che raggiungon­o livelli di accuratezz­a vicini a quelli del molecolare.

A Veroli nel Frusinate, come in Valtellina e in altri piccoli comuni in ordine sparso, si stanno sperimenta­ndo i test salivari sui bambini. Nulla di più.

Come sono organizzat­i all’estero

In Francia, dove le scuole fino a Pasqua non sono mai state chiuse, da settembre fanno i test rapidi, e da febbraio sono passati a quelli salivari. A fine marzo, sui 300 mila studenti a settimana previsti inizialmen­te hanno effettuato i test in 250 mila, di cui l’80% salivari. In Gran Bretagna le aule hanno riaperto l’8 marzo. Nelle prime due settimane gli studenti hanno effettuato 3 tamponi rapidi a scuola a settimana. Dal 21 marzo sono invitati a farli a casa, 2 ogni settimana, forniti direttamen­te alle famiglie dal governo che ne ha acquistati 57 milioni. In Germania nei Land della Baviera (Monaco), del Brandeburg­o (Potsdam) e di Berlino dal 19 aprile i test antigienic­i sono obbligator­i due volte a settimana: senza un test negativo insegnanti, studenti e tutor non sono più autorizzat­i a prendere parte alle lezioni o entrare nelle strutture scolastich­e.

Si fa così per tenere aperte le scuole in sicurezza, proprio mentre si programman­o vaste riaperture nel Paese. Invece si è preferito lavarsene le mani, dicendo «fate come volete». È dovere dei ministri Speranza e Bianchi cominciare ora a organizzar­e campagne di massa. Perché altrimenti a settembre assisterem­o a un film già visto.

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