I ristoratori bloccano l’autostrada: «Senza vere riaperture siamo finiti»
L’A1 occupata all’altezza di Firenze per oltre cinque ore: lunghe code, qualche momento di tensione e due feriti lievi
Ad un tratto in mezzo all’Autosole è apparso anche un tavolo imbandito. Nulla di che: pane, prosciutto, un po’ di formaggio, bicchieri di plastica e acqua minerale. Il simbolo della protesta. «Poca roba, siamo pieni di debiti e se non si riapre qui scoppia il finimondo», urla un manifestante, mentre l’elicottero della polizia dall’alto riprende la scena con una videocamera.
La scena, incongrua se pur pacifica, è il blocco di un tratto dell’A1, poche centinaia di metri di asfalto dall’uscita di Incisa, a sud di Firenze in entrambe le direzioni, ma quanto basta per spezzare in due l’Italia, provocare sette chilometri di coda, lo sfinimento di centinaia di automobilisti e camionisti e qualche momento di tensione che per fortuna non è mai degenerato per la natura pacifica dei partecipanti e soprattutto per l’intelligente gestione della Questura fiorentina, Digos in testa.
È durata cinque ore e mezzo la nuova manifestazione dei ristoratori di Tni-Italia. Trecento persone che adesso, dopo l’identificazione, rischiano una denuncia per blocco stradale e interruzione di pubblico servizio. La protesta si è conclusa poco prima delle 14.30 e c’è stato solo un momento di tensione quando un automobilista tentando di forzare il blocco ha urtato Antonio Alfieri, ristoratore di Sassuolo, tra i fondatori di Io Apro, scaraventandolo a terra, e ha colpito a una mano un altro manifestante. Alfieri è stato soccorso da un’ambulanza per una lussazione a una spalla. L’automobilista è stato poi fermato e identificato dalla polizia stradale. Rischia una denuncia per lesioni.
Al blocco dell’Autostrada del Sole hanno partecipato ristoratori da tutta Italia. C’era il leader di Tni Italia Pasquale Naccari, già a capo di decine di manifestazioni. E c’era anche Ermes Ferrari, il ristoratore di Modena protagonista della protesta del 6 aprile a Roma quando si era presentato vestito da sciamano (non violento) proprio come Jake Angeli, uno degli assalitori del Congresso degli Stati Uniti. Stavolta Ermes non ha replicato il travestimento con pelli e corna. «Non ne possiamo più, siamo alla disperazione — ha detto — se non ci fate riaprire siamo finiti, temiamo un disegno contro le partite Iva e non è vero che
Disagi e solidarietà
Una signora: «Così colpite altri lavoratori» Il camionista: «Hanno ragione loro»
evadiamo le tasse». Applausi.
Automobilisti e camionisti hanno sopportato per ore. In molti hanno protestato, («Prendetevela con i politici noi siamo lavoratori, non c’entriamo», ha gridato una signora) e hanno suggerito di manifestare in un altro modo, aprendo i negozi e aggirando il divieto. Ma non sono mancati attestati di solidarietà. «Anche noi camionisti siamo imprenditori, hanno ragione, adesso basta», ha commentato Fabrizio, campano. Alcune persone, che avevano gravi urgenze, sono state fatte passare. Mentre, al grido di «libertà, libertà», i ristoratori lanciavano le loro richieste. Tra queste l’apertura dal 25 aprile a pranzo e a cena, no al coprifuoco, no al distanziamento di 2 metri, accesso ai tavoli anche ai non congiunti, pagamento del conto anche con i contanti, no al pass vaccinale, voucher per i rimborsi e abolizione del tetto del 30% per gli indennizzi.