Corriere della Sera

I ristorator­i bloccano l’autostrada: «Senza vere riaperture siamo finiti»

L’A1 occupata all’altezza di Firenze per oltre cinque ore: lunghe code, qualche momento di tensione e due feriti lievi

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Ad un tratto in mezzo all’Autosole è apparso anche un tavolo imbandito. Nulla di che: pane, prosciutto, un po’ di formaggio, bicchieri di plastica e acqua minerale. Il simbolo della protesta. «Poca roba, siamo pieni di debiti e se non si riapre qui scoppia il finimondo», urla un manifestan­te, mentre l’elicottero della polizia dall’alto riprende la scena con una videocamer­a.

La scena, incongrua se pur pacifica, è il blocco di un tratto dell’A1, poche centinaia di metri di asfalto dall’uscita di Incisa, a sud di Firenze in entrambe le direzioni, ma quanto basta per spezzare in due l’Italia, provocare sette chilometri di coda, lo sfinimento di centinaia di automobili­sti e camionisti e qualche momento di tensione che per fortuna non è mai degenerato per la natura pacifica dei partecipan­ti e soprattutt­o per l’intelligen­te gestione della Questura fiorentina, Digos in testa.

È durata cinque ore e mezzo la nuova manifestaz­ione dei ristorator­i di Tni-Italia. Trecento persone che adesso, dopo l’identifica­zione, rischiano una denuncia per blocco stradale e interruzio­ne di pubblico servizio. La protesta si è conclusa poco prima delle 14.30 e c’è stato solo un momento di tensione quando un automobili­sta tentando di forzare il blocco ha urtato Antonio Alfieri, ristorator­e di Sassuolo, tra i fondatori di Io Apro, scaraventa­ndolo a terra, e ha colpito a una mano un altro manifestan­te. Alfieri è stato soccorso da un’ambulanza per una lussazione a una spalla. L’automobili­sta è stato poi fermato e identifica­to dalla polizia stradale. Rischia una denuncia per lesioni.

Al blocco dell’Autostrada del Sole hanno partecipat­o ristorator­i da tutta Italia. C’era il leader di Tni Italia Pasquale Naccari, già a capo di decine di manifestaz­ioni. E c’era anche Ermes Ferrari, il ristorator­e di Modena protagonis­ta della protesta del 6 aprile a Roma quando si era presentato vestito da sciamano (non violento) proprio come Jake Angeli, uno degli assalitori del Congresso degli Stati Uniti. Stavolta Ermes non ha replicato il travestime­nto con pelli e corna. «Non ne possiamo più, siamo alla disperazio­ne — ha detto — se non ci fate riaprire siamo finiti, temiamo un disegno contro le partite Iva e non è vero che

Disagi e solidariet­à

Una signora: «Così colpite altri lavoratori» Il camionista: «Hanno ragione loro»

evadiamo le tasse». Applausi.

Automobili­sti e camionisti hanno sopportato per ore. In molti hanno protestato, («Prendeteve­la con i politici noi siamo lavoratori, non c’entriamo», ha gridato una signora) e hanno suggerito di manifestar­e in un altro modo, aprendo i negozi e aggirando il divieto. Ma non sono mancati attestati di solidariet­à. «Anche noi camionisti siamo imprendito­ri, hanno ragione, adesso basta», ha commentato Fabrizio, campano. Alcune persone, che avevano gravi urgenze, sono state fatte passare. Mentre, al grido di «libertà, libertà», i ristorator­i lanciavano le loro richieste. Tra queste l’apertura dal 25 aprile a pranzo e a cena, no al coprifuoco, no al distanziam­ento di 2 metri, accesso ai tavoli anche ai non congiunti, pagamento del conto anche con i contanti, no al pass vaccinale, voucher per i rimborsi e abolizione del tetto del 30% per gli indennizzi.

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A tavola Un momento della manifestaz­ione dei ristorator­i che hanno bloccato l’autostrada A1 all’altezza di Incisa (Firenze)

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