I genitori della ragazza: «Ripugnante, ridicolizza il dolore»
A Beppe Grillo che difende il figlio replicano i genitori della studentessa: «Noi siamo distrutti e lui fa spettacolo sulla pelle altrui, è una farsa ripugnante». Il padre e la mamma di S.J. finora avevano taciuto. Non più, dopo il video diffuso dal garante 5 Stelle: «Cercare di trascinare la vittima sul banco degli imputati — hanno reagito con una dichiarazione resa per tramite dell’avvocata Giulia Bongiorno —, sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l’angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste».
Ha sempre taciuto e continua a tacere la Procura di Tempio Pausania, che da un anno e mezzo ha fra le mani un’indagine complessa e delicata e in questa fase conclusiva vuole evitare di finire nel mezzo di un fuoco incrociato, ora alimentato da risvolti e veleni politici. Grillo ha puntato l’attenzione sul video «in cui si vedono ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande» (ma anche senza, pare, come ha dettagliato il comico).
Il video è effettivamente uno dei punti cruciali dell’inchiesta, ma non il solo. Ci sono anche le foto e i messaggi. Le immagini, riprese col telefonino da uno dei quattro ragazzi, si prestano a interpretazioni divergenti: i difensori di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria hanno sostenuto da subito dopo il sequestro che quelle immagini avrebbero dimostrato che non c’è stata violenza di gruppo: «S.J. era consenziente». Così hanno ripetuto anche pochi giorni fa i quattro negli interrogatori. Beppe Grillo è andato oltre.
Gli inquirenti sembrano invece convinti che il combinato fra quelle sequenze, le foto e i messaggi confermino il racconto della studentessa: «Afferrata per i capelli, costretta a bere mezzo litro di vodka e poi violentata a turno, cinque o sei volte» in bagno nella doccia, fra la camera da letto e il soggiorno. E che la violenza di gruppo sia stata commessa — è scritto negli atti — quando «la lucidità della ragazza risultava enormemente compromessa» e S.J. stordita, quasi incosciente, non era in grado di difendersi: «Hanno approfittato delle condizioni di inferiorità psicologica e fisica».
«Quattro coglioni», come dice Grillo, o stupratori? La Procura si accinge a mettere a punto nelle prossime ore le conclusioni e a stendere il dispositivo di deposito degli atti. La battaglia su video, immagini, messaggi, sulla testimonianza della mamma di Ciro, Parvin Tadjik, che dormiva in una stanza adiacente — e sulla posizione di M.R., amica della studentessa (violenze anche su di lei?) — continuerà davanti al giudice per l’udienza preliminare.
Noi siamo distrutti e lui fa spettacolo sulla pelle altrui, cercando di trascinare la vittima sul banco degli imputati