LO SPARTIACQUE DI UN MOVIMENTO TRAVOLTO DALLE ANOMALIE
Per il Movimento Cinque Stelle è l’ultima tegola: forse la più dolorosa e devastante. Dopo le liti sulla piattaforma Rousseau, le scissioni, la mancanza di una direzione, e la leadership al rallentatore dell’ex premier Giuseppe Conte, il caso di Beppe Grillo rappresenta la ciliegia avvelenata su una torta già andata a male. Per gli avversari di quello che viene definito il Garante di un movimento aggettivato col suo nome, la tentazione della nemesi è troppo forte. Vedere il campione del giustizialismo che, con il volto stravolto, attacca la magistratura che indaga sul figlio per una brutta storia di violenza sessuale, fa pensare a uno sfogo comprensibile sul piano umano; e sul quale sarebbe bene evitare lo sciacallaggio. Invece, la vicenda permette a chi ritiene di avere subito per anni la «gogna» grillina di ripagare il capo dei Cinque Stelle con una moneta altrettanto se non più cattiva:
Non c’è amarezza di padre che tenga. Soprattutto se sei influente non getti l’ombra della colpa su una ragazza che ha denunciato lo stupro Debora Serracchiani Partito democratico
accusandolo di garantismo a giorni alterni. Gli viene anche rinfacciata la brutalità con la quale lui e i suoi seguaci hanno appoggiato ogni iniziativa dei giudici contro esponenti di altri partiti emettendo in una sorta di condanna preventiva. E pazienza se anche queste reazioni hanno poco a che fare col garantismo. Politicamente l’effetto è disastroso. L’immagine offerta da Grillo suggerisce previsioni infauste sul futuro del Movimento Cinque Stelle. Viene da chiedersi come la forza di maggioranza relativa del governo possa offrire garanzie all’intera coalizione; e a che cosa possa portare la somma dei suoi problemi irrisolti. La vera cifra che oggi sembra accomunare la nomenclatura dei Cinque Stelle è una palpabile mancanza di lucidità, figlia della paura. Paura di perdere il potere, per chi continua a governare; e terrore di averlo perso per sempre, per chi è rimasto fuori dalle geometrie grilline. E, al fondo, si
Mi ha colpito il modo in cui Grillo ha minimizzato su un tema così pesante Capisco che se vengono colpiti gli affetti importanti, si può perdere la testa Giorgia Meloni Fratelli d’Italia
indovina anche il timore forse inconscio di vedersi arrivare addosso tutta la massa di fango riversata per anni sul sistema politico. Sotto questo aspetto, la vicenda costituisce uno spartiacque. Segna una crisi gemella rispetto alla rottura tra il M5S e la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio. E finisce per sottolineare il cortocircuito di due anomalie. La prima è quella della pretesa di una democrazia diretta pilotata da una rete informatica privata; l’altra è quella di un leader, Grillo, la cui impoliticità stavolta si rivela un limite spaventoso di cultura, di rispetto per le donne, e di conoscenza dello Stato e delle sue regole. L’aspetto triste è che a permettere ai nemici di attaccarlo fin troppo facilmente, non sia una questione politica ma giudiziaria e familiare: una premessa di veleni e forzature, e dunque di un’ulteriore regressione in una fase in cui occorrerebbero concordia e buonsenso.