Bologna, corre la renziana Conti Ora il Pd teme per le primarie
«Sarà un progetto senza simboli, trasversale». Dem divisi tra due assessori in corsa
Nella città delle Due Torri, dove il Pd si è attorcigliato per mesi attorno all’opportunità di fare le primarie per scegliere nel proprio orto il candidato sindaco, alla fine è stato Matteo Renzi a sbloccare la partita. Due settimane fa l’ex Rottamatore ha lanciato la candidatura di Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro passata dal Pd a Italia viva nel 2019. Ieri, dopo giorni di polemiche che hanno mandato in tilt le donne dem, Conti è scesa in campo per le primarie del centrosinistra «con un progetto politico senza bandiere o simboli, trasversale e indipendente». Cioè mettendo da parte Renzi, pur restando in Iv. E aprendo una sfida, tutt’altro che scritta, contro i due assessori-candidati del Pd: Matteo Lepore, considerato il favorito e spinto anche dal Nazareno, e Alberto Aitini, gradito a Base riformista.
Tra i dirigenti dem di vecchia data c’è chi grida da tempo al rischio di «un nuovo 1999», cioè una sconfitta del centrosinistra percepita sempre come clamorosa in una città dove il Pci-Pds-Ds-Pd ha governato praticamente sempre dal Dopoguerra, eccezion fatta per il mandato del civico (sostenuto dal centrodestra) Giorgio Guazzaloca. In realtà, con la discesa in campo di Conti, il rischio è un altro: che nella contesa tra due nomi del Pd la spunti alla fine una candidatura che arriva da Italia viva. «I capponi di Renzo. Anzi, di Renzi», ironizza qualcuno, confidando che Conti abbia comunque le carte in regola per sconfiggere il centrodestra. Che un candidato, ancora, non ce l’ha. E sembra determinato a indicarlo, preferibilmente civico, solo dopo aver capito quale sarà il nome del centrosinistra.
La domanda è quale centrosinistra, visto che in caso di vittoria della sindaca renziana ci sono già M5S e sinistra pronti a darsi alla fuga. «Il Pd non può avere paura delle primarie, il nostro invito sarà fare il centrosinistra con le primarie», ripetono dal Pd bolognese. Si vedrà.
Intanto Conti, dopo aver amministrato per quasi due mandati il Comune più ricco del Bolognese (reddito medio di 29.529 euro, concittadino illustre il cantante Gianni Morandi), si presenta per replicare a Bologna ciò che ha fatto a San Lazzaro. A partire dalla lotta al consumo di suolo, che l’ha resa un’icona nazionale ai tempi del suo stop al maxi-insediamento nella frazione di Idice nel 2015 (da lì lo strappo con le coop e, a cascata, con il Pd). Ma anche i nidi gratuiti, la sicurezza, l’ascolto dei cittadini sulle grandi opere (Bologna aspetta i cantieri di un nuovo tram e del Passante, l’allargamento di tangenziale e autostrada nel bel mezzo della città). Se le si fa notare che con lei M5S e sinistra potrebbero rompere con il Pd, risponde senza esitazione: «La mia storia amministrativa dimostra che sono una persona che cuce, non una che strappa». L’ombra di Renzi, comunque, allontana già amici di vecchia data come il pentastellato Massimo Bugani. Figuriamoci il resto del M5S, o la sinistra rosso-verde (agguerritissima a queste latitudini).
Il Pd, intanto, ha blindato il suo candidato di punta: Matteo Lepore. Su di lui scommette Enrico Letta, che ieri ha incontrato i vertici del partito locale e lo stesso Lepore. Il segretario del Pd è pronto a partecipare sabato a un’iniziativa con l’assessore alla Cultura. La sfida bolognese, però, è tutta da giocare in vista di gazebo (anche virtuali) attesi per metà giugno.