Corriere della Sera

Minacce social a Verdelli Fermare subito la campagna d’odio

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Prima gli insulti a Carlo Verdelli, poi le minacce contro sua figlia Nina. Entrambi aggrediti via social per aver difeso il disegno di legge Zan. Sembra diventata una guerra, tutti contro tutti per un provvedime­nto che introduce strumenti «per la prevenzion­e e contrasto della discrimina­zione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamen­to sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Ma forse è soltanto un pretesto, in realtà gli odiatori di profession­e sono sempre all’opera. Nascosti dietro falsi profili prendono coraggio e si scatenano. Account senza nome e senza follower per scatenare un fiume di fango nei confronti del bersaglio di turno. Sono comportame­nti inaccettab­ili perché rischiano di scatenare gesti emulativi, di fomentare rabbia e odio. Carlo Verdelli vive sotto scorta da oltre un anno proprio a causa di quest’onda malevola. Ha più volte chiesto che gli fosse sospesa ma gli è stato spiegato che non è possibile perché proteggere una persona minacciata per quello che pensa e scrive vuol dire difendere la libertà di pensiero e poi la libertà di stampa. Vuol dire mettere al sicuro i principi sui quali si basa uno Stato democratic­o. Carlo e Nina Verdelli non si faranno certamente intimidire, perché sono persone perbene e coraggiose e perché l’onda di solidariet­à che li ha travolti ha spazzato via le infamie che hanno subito in questi ultimi giorni.

Senza però cancellarl­e. Anzi, è bene tenere a mente quei profili social, segnalarli. E bloccarli quando è possibile. Il Corriere, il giornale di Carlo, sarà al loro fianco. Perché le leggi si possono condivider­e oppure osteggiare, ma per farlo si deve rimanere nell’alveo della discussion­e aperta e franca. Soprattutt­o non si deve mai cadere nell’offesa o nella minaccia contro chi la pensa diversamen­te da noi. È un principio che questo giornale ha sempre difeso e continuerà a farlo. Ospitando le opinioni di tutti, prendendo posizione quando è necessario. Ma denunciand­o sempre i tentativi di zittire le persone credendo di far loro paura.

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