LA STRAGE DEI TORINESI VENDICATA DA UN NAPOLETANO
Nunzio Dell’Erba
GCaro Aldo, il trasferimento della capitale da Torino a Firenze provocò nei giorni 21 e 22 settembre 1864 la cosiddetta «strage di Torino» con 52 morti e 187 feriti. Una vicenda poco nota, strettamente connessa al triste episodio, riguarda il napoletano Francesco Calicchio. Alcuni mesi dopo egli aggredì Silvio Spaventa, segretario generale del ministero dell’Interno del governo Minghetti e reo di aver ordinato la repressione. Sembra che l’ordine non sia stato mai impartito, ma – considerato il suo giudizio negativo verso i torinesi – venne considerato responsabile di quell’eccidio. Il 14 giugno 1865 il periodico umoristico «Il Diavolo» promosse una sottoscrizione con lo scopo di regalare un bastone a Francesco Calicchio.
Caro Nunzio, razie per averci raccontato questa pagina di storia del tutto dimenticata. Direi che possiamo trarne due lezioni. La prima: non è affatto vero che il Sud sia estraneo al Risorgimento; si potrebbero raccontare decine di storie che provano il contrario; compresa questa del napoletano che voleva «vendicare» i torinesi. La seconda: i tanto vituperati Savoia seppero sacrificare all’unità nazionale la città che da tre secoli era la loro capitale.
Non era scritto da nessuna parte che Torino non potesse restare la capitale d’Italia. Eppure non solo questa possibilità apparirebbe oggi stravagante, ma neanche allora fu presa in seria considerazione.
Qual è il criterio per cui una città è capitale? Non quello demografico (altrimenti la capitale dell’Italia unificata sarebbe stata Napoli). Non quello economico (e allora sarebbe stata pronta Milano). Non quello storico-culturale (se Roma città a vocazione universale era stata il centro irradiante delle due anime della cultura europea — la cristiana e l’umanista —, la patria della lingua e dell’arte italiana, la città che aveva imposto il suo modo di parlare, pensare, edificare, raffigurare l’uomo e le cose era ed è Firenze). In tutta Europa, laddove in età moderna, tra la fine del XV e la fine del XIX secolo, sono sorti gli stati nazionali, è diventata capitale la città d’origine della dinastia regnante; che quasi mai coincide con il centro geografico del Paese. (Solo Madrid è in mezzo alla Spagna. Parigi, Londra, Berlino sono in posizione eccentrica. Da quando il confine orientale tedesco è fissato sulla linea dell’OderNeiss, poi, Berlino è in un angolo non meno di Torino). Inoltre, nell’Italia preunitaria, in un angolo Torino non era affatto. Era anzi al centro di un territorio-ponte tra le due grandi potenze europee, la francese e l’austriaca. È l’unificazione a collocare Torino in un angolo; neppure quello favorevole, dopo lo scoppio della guerra doganale con la Francia.