«Il modello sia l’università aperta, studenti e docenti in movimento»
I ministri Messa e Cingolani su «Corriere.it». Le regole per la circolazione dei professori
Università aperte, saperi trasversali, non cervelli in fuga ma in movimento. Una filiera della formazione fatta di corsi co-progettati tra imprese e atenei. Sono questi alcuni degli spunti emersi durante la giornata di confronto organizzata dal Corriere della sera: Capitale Umano, come far crescere competenze e imprese. Ministri, manager ed esperti si sono confrontati sul futuro del lavoro nell’ottica di un rilancio del sistema Paese. Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca, ha parlato della necessità di rendere aperto il mondo degli atenei. «Stiamo lavorando — dice — per semplificare la mobilità di studenti e professori. Grazie ai fondi del Recovery plan sarà possibile garantire più residenze per gli studenti e più borse di studio». Strategico però un ripensamento delle regole. «Vogliamo eliminare i vincoli economico-finanziari per far circolare i docenti tra atenei diversi e lo stesso per i ricercatori. E poi dobbiamo essere attrattivi», aggiunge. Nei confronti di docenti e talenti stranieri ma anche dei nostri “cervelli in fuga”. «Pubblico e privato devono poi lavorare insieme per avere risultati, non subito ma a cinque anni», conclude.
Saper progettare il cambiamento è cruciale anche per il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. «Noi italiani siamo artisti e visionari ma poco precisi. Dobbiamo puntare sul problem solving guardando al mondo anglosassone: approccio pragmatico e risultati». Il grande nemico è la burocrazia. «La norma ineluttabile va superata altrimenti è un ostacolo all’innovazione». Secondo il ministro per formare le persone rispetto alle sfide di domani, digitale e green in primis, bisogna scommettere sull’interdisciplinarietà. «La sfida oggi non è andare a fondo alle discipline verticali ma muoversi in orizzontale. L’idea stessa di classi di laurea è un limite, la contaminazione è fondamentale e bisogna partire dai bambini», chiosa. Scuola e università devono quindi evolvere. Sostiene Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano: «Dobbiamo garantire la qualità delle competenze. Occorre investire sulle materie Stem ma non solo. Bisogna creare un sistema dell’innovazione congiunto con le imprese».Una filiera del capitale umano che prepari le nuove
L’evento
● Nella sala Buzzati del «Corriere della Sera» e in diretta su Corriere.it si è tenuto il primo appuntamento di Capitale Umano, come far crescere competenze e imprese. Tra gli ospiti la
Maria Cristina Messa
Vogliamo eliminare i vincoli economicofinanziari per far circolare i docenti tra atenei diversi e lo stesso per i ricercatori
Roberto Cingolani
Puntare sul problem solving: approccio pragmatico e risultati. La norma ineluttabile va superata o è ostacolo all’innovazione
Ferruccio Resta
Dobbiamo garantire la qualità delle competenze, investire sulle materie Stem ma non solo. Creare un sistema dell’innovazione congiunto con le imprese
Fabio Benasso
Bisogna credere nei bacini di eccellenza e creare percorsi di studio ad hoc. Svolta digitale centrale anche per le piccole imprese
Nicola Monti
Quello che stiamo facendo come imprese è risalire la catena partecipando alla fase di orientamento dei giovani progettando indirizzi e master
Andrea Guerra
I giovani giudicano la finalità. Le aziende devono cambiare approccio per essere attrattive. Molto può farlo il consiglio ministra dell’Università, Cristina Messa e il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. A confrontarsi anche il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, l’ad di Accenture, Fabio Benasso e l’ad di Edison, Nicola Monti e Andrea Guerra del gruppo Lvmh
generazioni al futuro e sostenga la formazione dei lavoratori senior. Dice Fabio Benasso, ceo di Accenture:«Servirà una formazione sempre più continua. Vale per i giovani ma anche per chi è già in azienda. Il valore dell’ibridazione tra senior e junior. Sarà decisiva la trasformazione digitale delle piccole e medie imprese. Centrale valorizzare i talenti, penso in particolare ai giovani del Sud». Giovani che vanno intercettati il prima possibile. «Quello che stiamo facendo come imprese — sottolinea Nicola Monti, ad di Edison — è risalire la catena partecipando alla fase di orientamento dei giovani progettando indirizzi e master». Per Andrea
Guerra, manager del gruppo Lvmh, bisogna poi essere capaci di attirare le persone più capaci. «I giovani giudicano il purpose. Le aziende devono cambiare approccio per essere attrattive. Molto può farlo il board. Serve una governance del capitale umano che premi il merito». Coltivare il talento è vitale anche per Mauro Solimene, country leader Salesforce Italia che in un’intervista racconta la Digital Talent Factory lanciata dal gruppo: «Al 2026 avremo bisogno di 30mila esperti digitali per poter supportare le imprese. Il progetto serve proprio per far incontrare domanda e offerta di competenze».