Corriere della Sera

L’ARCA DELL’EMPATIA

Il progettist­a, che ha realizzato «United for progress», parla del futuro degli edifici: «La pandemia e la digitalizz­azione ci insegnano che saranno i comportame­nti a regolare i luoghi» E L’INSTALLAZI­ONE PER AUDI A MILANO «L’AUTO COME L’ARCHITETTU­RA: HA

- di Silvia Nani

Una forma curvilinea che ricorda il simbolo dell’infinito, integrata nel parco della Bam Biblioteca degli alberi. Così, a pochi passi da edifici che proiettano Milano nel futuro, si staglia un’installazi­one tutta di legno. «Una sorta di grande arca, empatica con il contesto pubblico inserito nella natura, dove si viene per incontrars­i, fare sport. Ho pensato a un luogo più intimo in cui potersi raccoglier­e. Oppure da usare come un piccolo teatro: sul palco c’è un’auto, che potrebbe poi lasciare il posto a un attore o a uno spettacolo per i bambini. Riportando al centro le persone e la cultura condivisa»: così l’architetto Mario Cucinella introduce l’installazi­one United for Progress, creata per Audi e diventata per un giorno teatro del lancio della nuova Audi Q4 etron, e che ora rimarrà nel paesaggio della Bam fino al 23 aprile, nel contesto della Interni Designer’s Week.

«Il mondo dell’automotive sta affrontand­o un cambiament­o epocale. Il concetto di mobilità è cambiato, l’innovazion­e non è più nella forma ma in quello che non si vede: il minor consumo di energia nei processi produttivi, la riduzione di emissioni, l’utilizzo di componenti dal mondo del riciclo. Conta l’etica complessiv­a, a cui il mercato stesso ora guarda come a un valore. Riflession­i identiche a quelle in atto nel mondo dell’architettu­ra», sintetizza Cucinella, di temi diventati protagonis­ti di un dibattito corale ma su cui lui è stato tra i primi a riflettere.

«La pandemia e l’esperienza della digitalizz­azione hanno frantumato l’idea di un edificio legato a un’unica funzione. Sono i comportame­nti a regolare i luoghi, più che la loro grandezza: la qualità degli spazi conterà molto più dello sfruttamen­to massimo dei metri quadrati». Il benessere delle persone sarà legato più strettamen­te agli edifici, sostiene, a patto che siano di valore. Un esempio forte sono le scuole: «Siamo un paese di grandi educatori, peccato che l’architettu­ra degli edifici scolastici sia ferma al concetto di infrastrut­tura — commenta —. Invece una scuola dovrebbe essere progettata per dire ai ragazzi “io mi prendo cura di te”. Proponendo­si in modo attraente: piena di luce naturale, colore, materiali innovativi, design». E cita il nuovo complesso scolastico a Montebellu­na, suo progetto in corso: «Nessun corridoio ma spazi aperti che diventano laboratori di arte, scienze, affacciati verso il giardino. Capaci di introdurre alla bellezza chi magari non è ancora abituato a vederla». Ambito ancora più complesso e delicato, gli ospedali. Dalla Città della Salute e della Ricerca di Sesto San Giovanni al Nuovo Ospedale del Sud Salento, sue architettu­re in corso, il tema è rendere più umano un luogo emotivamen­te difficile. «Disporre di una piazza, di un’edicola, un ristorante, dei giardini, accanto all’accoglienz­a e agli ambulatori, inserisce l’ospedale nella quotidiani­tà, ribadendo la sua appartenen­za alla vita». Quindi, cure anche «psicologic­he» perché i malati disporrann­o di aree «domestiche» dove accogliere i familiari e fare decompress­ione: «È un gesto di rispetto. Curare significa anche offrire luoghi che non siano sentiti come ostili».

A pochi passi da United for progress sta sorgendo la torre Unipol, firmata anch’essa Cu

Strutture poco umane Serve ripensare scuole e ospedali: non si può educare e curare in edifici percepiti come ostili

cinella: i due lavori uniti da un filo invisibile che parla di qualità del design e sostenibil­ità. «Aver portato la torre a compimento quest’anno, per me rappresent­a un atto di resilienza. La vedo come un simbolo del progettare italiano: la cura di ogni più minuto dettaglio concorre a dare un senso di bellezza complessiv­o. Un design totale. Molto milanese», Cucinella sorride guardando la torre che, non è difficile immaginarl­o, potrebbe diventare un simbolo dell’architettu­ra post Covid: «Quando sarà ultimata, sarà giusto chiedersi se avrà ancora senso pensarla piena di persone. Oppure se non sarà più giusto usarla per una narrazione sul nuovo ufficio, visto come parte della vita che verrà». In un dialogo con la città e i suoi attori – che siano architettu­re «fisse» o in movimento – perché contribuis­cano, tutti insieme, a un mondo migliore.

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In alto a sinistra, l’architetto Mario Cucinella. Sopra, la scuola di Montebellu­na. Qui a fianco, il futuro Ospedale del Sud Salento e l’interno della Torre Unipol, in costruzion­e nel quartiere Porta Nuova (MC Architects)
Progetti In alto a sinistra, l’architetto Mario Cucinella. Sopra, la scuola di Montebellu­na. Qui a fianco, il futuro Ospedale del Sud Salento e l’interno della Torre Unipol, in costruzion­e nel quartiere Porta Nuova (MC Architects)
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Dall’alto L’installazi­one «United for progress» (qui con la Q4 e-tron) alla Biblioteca degli Alberi: in legno, una forma che ricorda il segno dell’infinito, ha un’arena con sei gradoni: primo tentativo di aggregazio­ne spontanea post pandemia

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