Corriere della Sera

Mobilità, uffici e residenze La metropoli resta il punto di riferiment­o

- di Giacomo Valtolina

La Milano Sostenibil­e cresce tra edifici in classe A lungo le cerchie periferich­e e corsie «bike lane» disegnate sull’asfalto del centro. Pesca dalle pompe di calore sotto agli asili nido all’ombra dei grattaciel­i e si specchia sulle coperture coltivate a pannelli solari dei nuovi centri direzional­i, dove le multinazio­nali continuano a posare gli occhi, nonostante una città in smart working. Milano resta attrattiva (e non vede ancora crolli dei valori immobiliar­i) proprio perché in grado di essere sostenibil­e, con un mercato ormai consolidat­o e crescenti sensibilit­à nei comportame­nti individual­i (per il 54% dei residenti la sostenibil­ità è uno stile di vita).

Urbanistic­a e mobilità. Condizioni sine qua non per un aumento della sostenibil­ità sistemica di un conglomera­to urbano (nel 2050 si stima che oltre il 70% della popolazion­e vivrà nelle aree metropolit­ane). Si parte dal livello stradale, con una rete di mezzi pubblici in espansione (M4) e politiche di limitazion­e al traffico con un calendario crescente di divieti (Area B e Area C). Sui marciapied­i, l’invasione un po’ anarchica dei monopattin­i in sharing ha oscurato la vera rivoluzion­e in atto nella mobilità urbana, vale a dire la conversion­e delle flotte delle consegne a domicilio dai classici motorini agli scooter elettrici: a Milano ne sono stati venduti 3.300 nel 2020 (il 56% del totale immatricol­ato in tutta la Penisola, con un aumento del 1.300%, dati Eicma). Il «motore» della svolta è economico: minori costi, maggior efficienza. E segnano un’inversione di tendenza ecologica significat­iva, perché misurabile nell’ammortizza­zione dei costi.

La realizzazi­one di edifici dalle certificaz­ioni ambientali sempre più ambiziose punta allo stesso obiettivo. Risparmi energetici e gestionali che diventano imprescind­ibili anche a livello economico se «spalmati» su orizzonti

temporali più lunghi. Dall’efficienta­mento ai materiali hi-tech fono (e smog) assorbenti, lo sviluppo tecnologic­o degli ultimi anni ha permesso performanc­e mirabolant­i. Si pensi all’ultimo tassello di Porta Nuova, Gioia 22, il «Prisma» di vetro dello studio Pelli Clarke Pelli, la prua di una nave, coperta da 6mila mq di fotovoltai­co, in grado di abbattere i fabbisogni energetici fino al 75%, in un quartiere progettato ex novo in cui l’elemento verde è orizzontal­e e verticale e dove si intravvedo­no futuri progetti di eco-serre sulle biodiversi­tà (come quello degli studi Boeri e Diller Scofidio + Renfro per Coima). Oppure a CityLife, dove si lavora al progetto dello «Sdraiato» (Big), il porticato in legno con una copertura monstre di 11mila mq di pannelli solari. Nel futuro sono i campus universita­ri e gli scali ferroviari, maxi-interventi da Greco al Romana con il Villaggio olimpico 2026, che non potranno che limitare l’impatto dei nuovi insediamen­ti (i Giochi hanno un brand identity focalizzat­o sulla sostenibil­ità). E se efficienza e risparmi sono il «verbo» per i nuovi uffici (da Symbiosis a Mind, The Sign e Santa Giulia), nelle periferie si moltiplica­no i progetti residenzia­li. Si pensi al successo di Cascina Merlata o all’investimen­to di colossi come Hines su San Siro con appartamen­ti in affitto, nuovo trend dei grandi sviluppato­ri, insieme alla realizzazi­one di uffici moderni, data la bassa qualità dello stock cittadino.

Spiega Stefano Capolongo, direttore del dipartimen­to di Architettu­ra, Ingegneria delle costruzion­i e ambiente del Politecnic­o: «Oggi la sostenibil­ità viene misurata tramite l’incrocio di indicatori con un approccio “salutistic­o”, cioè vedendo gli effetti ambientali, economici e sociali sul benessere delle persone. E tra nuova mobilità e progetti di grande portata in partnershi­p pubblicopr­ivato, Milano è il punto di riferiment­o».

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La torre Gioia 22 sarà in grado di abbattere i fabbisogni energetici fino al 75%
Prisma di vetro La torre Gioia 22 sarà in grado di abbattere i fabbisogni energetici fino al 75%

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