La complicità (inaspettata) di una coppia in isolamento
Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor, una storia girata in piena pandemia
La pandemia e l’isolamento come tema per un film. Ma non solo come spunto narrativo, piuttosto come elemento riflessivo per indagarne l’influenza sulle persone e i loro comportamenti. Che poi possono anche prendere una strada inattesa e sorprendente (qui addirittura quella del furto con destrezza) ma che si porteranno addosso le conseguenze di quel «distanziamento sociale» subito e mai ben digerito.
È quello che succede in Locked Down (visibile in streaming su Prime, Rakuten e altre piattaforme) a Linda (Anne Hathaway) e Paxton (Chiwetel Ejiofor), coppia interrazziale che la pandemia ha chiuso nella casa di Portland Street proprio quando il loro legame decennale stava andando in frantumi: lei è la responsabile londinese di una società statunitense specializzata in eventi legati alla moda, lui «l’uomo selvaggio» (sic nel testo) che l’ha conquistata con il suo spirito da biker ma che per via di una violenta rissa finita sulla fedina penale deve accontentarsi di fare l’autista per una società di consegna. Anzi, doveva accontentarsi perché il lockdown l’ha fatto licenziare.
Per la prima metà delle quasi due ore di film la sceneggiatura di Steven Knight (che sulla forza del dialogo aveva già scritto — e diretto — l’ottimo Locke) offre alla regia di Doug Liman l’occasione per raccontare chi sono i protagonisti. Confronti a due, videochiamate di lavoro o solo d’amicizia, riflessioni a voce alta, exploit poetici (Paxton scende in strada e legge a voce alta delle poesie, innescando le reazioni dei vicini) ci raccontano un po’ della loro vita ma anche di come l’isolamento forzato a causa dell’emervelate genza sanitaria ha influito su di loro e il loro legame. Senza ricorrere a lunghi (e anticinematografici) spiegoni dove le informazioni sono squadernate pedantemente (e innaturalmente), ma piuttosto offrendo all’attenzione di chi guarda piccoli spunti di riflessione o di conoscenza.
Come nella scena, apparentemente superflua, della coda davanti al supermercato e che invece sa raccontarci in pochi secondi come il lockdown sia riuscito a incattivire e rendere più egoiste le persone. O nelle poche battute che riguardano il riccio che fa visita al loro giardino. O ancora nelle allusioni sessuali neanche tanto che le videochiamate sembrano favorire.
Separati in casa, con opposte prospettive di vita (lei si vede proporre un ritorno-promozione alla natia New York), Linda e Paxton ci interrogano, ragionando a voce alta, su un modo di vivere che nessuno si sarebbe immaginato («un esame della propria vita è un effetto collaterale del Covid»), quando un insieme di «concause» darà al film una svolta inaspettata.
Perché la scarsità di autisti fa richiamare Paxton per un incarico da cui la sua fedina penale lo escluderebbe (recuperare dal grande magazzino di lusso Harrods, dov’era esposto, un diamante del valore di tre milioni di sterline) ed è proprio Linda che deve organizzare la riconsegna del gioiello dal grande magazzino dove conosce tutti per averci lavorato in passato. Oltre
al fatto che il suo inaspettato acquisto da parte di un ricco misterioso e poco raccomandabile farà sì che il diamante resterà chiuso in una qualche cassetta di sicurezza per anni e Linda sa che di diamanti ne esistono due identici: quello in mostra — falso — e quello conservato nel caveau di Harrods — vero. Gli elementi del furto a questo punto ci sono tutti e la tentazione per i due ex innamorati aumenta: tentare il colpo perfetto e costringere le loro vite a intrecciarsi nuovamente o dar retta al tramonto dei sentimenti e abbandonare il progetto?
Girato in 18 giorni durante il lockdown londinese, comprese le scene negli autentici sotterranei di Harrods, coinvolgendo Ben Stiller e Ben Kingsley per i ruoli dei superiori di Linda e Paxton, il film non ha un ingranaggio perfetto (sul meccanismo del furto ci sarebbe qualcosa da dire) ma proprio questa specie di dilettantismo ladresco finisce per adattarsi alla perfezione allo stato d’animo della pandemia e fare di Locked Down un simpatico invito al coraggio di osare. Nei furti e al cinema.
Linda e Paxton, con opposte prospettive di vita, ci interrogano, ragionando a voce alta, su un modo di vivere che nessuno si sarebbe immaginato