Corriere della Sera

Hines re di coppa «Vincere a Milano è la mia missione»

Il pivot guida l’Olimpia contro il Bayern

- di Antonio Castaldo

Le Final Four sono appena dietro l’ultimo ostacolo, il Bayern Monaco. La stagione dell’Olimpia ruota attorno alla serie che comincia questa sera, al Forum. Per superare la squadra tedesca, Milano si affiderà al suo uomo forte sotto canestro, l’unico americano a vincere 4 volte l’Eurolega, Kyle Hines. Anche perché l’allenatore dei bavaresi è una sua vecchia conoscenza. «Ho incontrato coach Trinchieri nel 2008 a Las Vegas — racconta il 34enne originario del New Jersey —. M’invitò a cena da McDonald, per me fu un po’ strano. Mi aspettavo un ristorante di classe, avrei dovuto firmare il mio primo contratto. Invece ci ritrovammo davanti a un cheeseburg­er a discutere del Veroli Basket, la sua squadra. E fu convincent­e, mi trasferì tutta la sua energia». All’epoca il club ciociaro si ritrovava in A2 con Antonello Riva come gm e il tecnico milanese allora quarantenn­e in panchina. I due puntarono gli occhi su Hines. Il talentuoso pivot usciva dall’Ncaa con 19 punti di media nell’ultima stagione. Avrebbe potuto aspirare a qualcosa di più altisonant­e della cittadina in provincia di Frosinone. Invece si fidò, credette in quel progetto. «E devo dire che è stata una scelta giusta».

Che tipo di allenatore è Trinchieri e in cosa è diverso da Messina?

«Anche se talvolta si sono trovati l’uno contro l’altro, sono molto simili nel tipo di filosofia. Il rispetto è la base, ma poi entrambi spingono a dare il massimo, a curare i dettagli, anche i più piccoli».

Nelle precedenti gare contro il Bayern, è stato tra i migliori in campo, e le avete vinte entrambe. Che avversari sono?

«Sono tosti, atletici, esplosivi. Baldwin è un top player, Lucic un giocatore versatile, Reynolds un ottimo rimbalzist­a offensivo. Una buona squadra e un equilibrat­o assortimen­to. Contro gente così è sempre difficile. Ma la stagione regolare conta fino a un certo punto. Nei playoff è tutta un’altra storia».

Cosa cambia?

«Si gioca più volte contro lo stesso avversario, le strategie mutano e si adattano».

Cosa servirà per battere il Bayern?

«Una buona difesa, prima di tutto. L’obiettivo è rendere difficili tutti i loro tiri».

Lei è un centro che palleggia e passa la palla come una guardia. Dica la verità, avrebbe voluto nascere playmaker?

La rivalità Trinchieri-Messina

Sono stati a volte l’uno contro l’altro, ma la loro mentalità è molto simile Alla base c’è il rispetto, ma spingono per avere il massimo e curano i dettagli

«Mi sono allenato per poter stare in ogni parte del campo. Coinvolger­e i compagni è una cosa che mi piace».

Cosa ha pensato quando Messina le ha chiesto di venire a Milano?

«Conoscevo il coach dai tempi del Cska. Quando mi ha chiamato e mi ha spiegato il progetto, riportare un glorioso club come l’Olimpia in alto in Europa, mi ha coinvolto e motivato. Ho capito subito che per me sarebbe stata un’opportunit­à».

Ritiene che la squadra abbia la mentalità giusta per raggiunger­e l’obiettivo?

«Penso di sì, se lavoriamo duro, lottando su tutte le palle, come abbiamo finora».

Ha vissuto il borgo e dieci anni dopo la metropoli. Quale Italia preferisce?

«A Veroli ero in famiglia, la gente mi invitava a pranzo la domenica. Ora non si può fare molto, ma al parco, o al supermerca­to, i tifosi mi riconoscon­o e mi fanno sentire il loro sostegno».

È atterrato a Milano nel bel mezzo della pandemia.

«Sì, è tremendo. Mi motiva pensare che giocare un buon basket e vincere possa essere di conforto ai nostri fan».

Cosa farà appena finiranno quarantene e restrizion­i?

«Una cena in uno dei vostri ristoranti stellati. Non vedo l’ora».

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