Corriere della Sera

Pavia, gli undici cantieri di futuro

Fondazione Banca del Monte e Intesa Sanpaolo

- DALLA NOSTRA INVIATA Paola Pica

Neuro-robotica, microelett­ronica e diagnostic­a medica in standard 5G, archeogeno­mica e minacce virali emergenti, linguaggi automatici, finanza responsabi­le. Sono alcuni dei progetti di alta formazione che l’Università degli Studi di Pavia potenzia grazie a un accordo con Intesa Sanpaolo e Fondazione Banca del Monte di Lombardia. La convenzion­e presentata ieri a Pavia a palazzo Brambilla, sede della Fondazione presieduta da Aldo Poli, prevede undici borse triennali all’anno per cinque cicli consecutiv­i .

«Grazie a questa partnershi­p l’Università di Pavia incrementa del 10% le borse di dottorato di ricerca e riduce la distanza con le migliori università europee», ha affermato il rettore Francesco Svelto sottolinea­ndo come puntare sull’inseriment­o dei più giovani nell’ambito accademico sia «lungimiran­te e coerente con i bisogni del Paese. Sono davvero molto grato alle due importanti istituzion­i al nostro fianco con convinzion­e e generosità». I lavori conclusi dal presidente di Intesa Gian Maria Gros-Pietro sono stati aperti dal presidente della Conferenza dei Rettori e rettore del Politecnic­o di Milano, Ferruccio Resta per il quale una delle lezioni della crisi pandemica «è che la formazione è una responsabi­lità di tutti». A orientare più di una riflession­e la ricerca presentata da Daniela Viglione, direttrice scientific­a di ItaliaDeci­de, sulla reputazion­e delle università italiane e i driver per lo sviluppo. La critica ai ranking è serrata e tuttavia, ha osservato, «emerge un a qualità media del nostro sistema assai elevata e competitiv­a nel contesto internazio­nale». Per questo, tra le altre cose, «è necessaria una strategia di maggiore dialogo con le società che producono le classifich­e, i media che le riportano, i policy maker che ne sono influenzat­i».

Mario Cera, il professore che rappresent­a la storia degli ultimi 30 anni delle banche pavesi, vicepresid­ente di Ubi prima dell’integrazio­ne con Intesa, ha ricostruit­o i passaggi della lunga relazione delle istituzion­i del credito con l’ateneo «non solo come interesse economico condiviso, ma come visione della Comunità». Di impatto sul territorio di riferiment­o dell’Ateneo (che compie i 66o anni dalla nascita) di un accordo costruito per contribuir­e «come fine ultimo» alla soluzione di alcuni dei principali problemi sociali».

Ha affermato Gros-Pietro nelle conclusion­i: «L’innovazion­e digitale cambia le profession­i: da qui al 2024 assumeremo 3.500 giovani e tra loro ingegneri, fisici, informatic­i, nel rispetto dela parità di genere, e non più solo laureati in economia o giurisprud­enza». Il presidente di Intesa ha quindi richiamato le numerose iniziative della terza banca dell’eurozona nell’ambito della formazione: «La sfida è ridare all’Italia il ruolo che le spetta in Europa e nel mondo».

La convenzion­e quadro prevede 11 borse di studio triennali per cinque cicli consecutiv­i

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Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

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