Corriere della Sera

Superlega, l’Italia fa muro

Draghi: i campionati vanno salvati. Anche la Ue e Londra si oppongono

- Guido De Carolis

No dell’Italia alla Superlega. Governo e opposizion­e per una volta compatti. Ma i club scissionis­ti, tra i quali Inter, Milan e Juventus, non mollano. Draghi: salvare i campionati. Uefa e Fifa contro i ribelli: espulsione dalla Champions. Anche Ue e Londra si oppongono.

Serviva una rivoluzion­e nel calcio per innescare una reazione unitaria dell’Europa, compatta nel condannare la scissione della neonata Superlega, voluta da 12 tra i più ricchi club, a discapito di tutte le altre squadre, di tante città, piccole e grandi, di comunità e soprattutt­o della tradizione. Un nuovo campionato chiuso a 20 squadre, in stile Nba americana, cui si accede non per meriti acquisiti sul campo, ma in base al peso economico. L’idea non piace a nessuno, se non a chi l’ha progettata. Contrarie le istituzion­i, i tifosi, gli stessi calciatori.

«Il governo sostiene con determinaz­ione le posizioni delle autorità calcistich­e italiane ed europee per preservare le competizio­ni nazionali, i valori meritocrat­ici e la funzione sociale dello sport», ha sottolinea­to il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

I leader europei si sono mobilitati per sostenere la Uefa che proprio ieri ha presentato la riforma della nuova Champions League, allargata da 32 a 36 squadre. Non è bastato a fermare i ribelli della Superlega, capitanati dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, da quello del Real Madrid Florentino Perez e da Ed Woodward del Manchester United.

L’Inghilterr­a, dove sono arrivate sei adesioni di club alla nuova Superlega, è la più ferma nel condannare il torneo dell’élite. Anche il Principe William, presidente onorario della federcalci­o inglese, ha preso posizione. «Dobbiamo proteggere la comunità calcistica e i valori di concorrenz­a e correttezz­a che sono centrali. Condivido le preoccupaz­ioni dei fan per la Superlega e i danni che rischia di causare al gioco che amiamo». Il Leeds nel prepartita contro il Liverpool, tra i fondatori della Superlega, si è presentato con una maglia con scritto «Il calcio è dei tifosi» e «Guadagnate­la», in riferiment­o alla qualificaz­ione alla Champions.

La Uefa ha minacciato provvedime­nti pesanti contro i club della Superlega. Aleksander Ceferin, presidente della federazion­e europea, ha ribadito di voler escludere gli scissionis­ti dalle coppe e dai campionati nazionali. La prossima serie A potrebbe giocarsi senza Juve, Inter e Milan. Rischiano di essere espulse subito dalle competizio­ni in corso Real Madrid, Chelsea e Manchester City, impegnate la prossima settimana nelle semifinali di Champions League: una decisione è attesa venerdì. Stessa situazione per Arsenal e Manchester United, avversario della Roma, in Europa League. I dodici fondatori della nuova Superlega hanno però inviato una lettera all’Uefa in cui minacciano: «Sarebbe illegale escluderci, siamo pronti ad azioni legali».

Sarà difficile evitare di finire in tribunale. I club della Superlega, che dovrebbe partire nel 2022-23, se non già il prossimo agosto, pretendono di restare in Champions e nei tornei nazionali fino a quando vorranno, la Uefa lo esclude. «Il calcio e i governi europei sono uniti contro questo progetto avido e orribile. È uno sputo sul viso a chi ama il gioco. Siamo in contatto con la Commission­e Europea per capire come muoverci a livello legale», precisa Ceferin.

«Dobbiamo difendere il modello di sport europeo. Sono contrario che il calcio diventi appannaggi­o di pochi ricchi», evidenzia il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Netta Valentina Vezzali, sottosegre­tario allo sport. «Mai possono venire meno i principi del merito, della sana competizio­ne».

Per far naufragare la Superlega, l’Uefa e la Fifa, la federcalci­o mondiale, non hanno risparmiat­o i calciatori. «Chi partecipa non giocherà più con le Nazionali e sarà fuori da Europei e Mondiali».

I giocatori sono spettatori, ma non gradiscono la Superlega. «I sogni non possono essere comprati», ha scritto il centrocamp­ista portoghese del Manchester United, Bruno Fernandes. Il coro di no è unanime. Per la Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, «questo caos danneggia tutti». Soprattutt­o il calcio.

Ora più che mai dobbiamo proteggere la comunità calcistica e i valori di concorrenz­a e correttezz­a che sono centrali

Principe William, presidente onorario della Federcalci­o inglese

Dobbiamo difendere il modello di sport europeo. Sono contrario al calcio che diventa appannaggi­o di pochi ricchi, lo sport deve essere per tutti

David Sassoli, presidente del Parlamento europeo

I bambini sognano di vincere la Coppa del Mondo e la Champions, non una Superlega. Il divertimen­to del big match è che avvenga solo una volta o due all’anno, non ogni settimana Mesut Ozil, calciatore del Fenerbahçe

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