La Superlega sta già franando: almeno 5 squadre pronte a ritirarsi
L’attacco congiunto di governi e sport va a segno, il City il primo ad abbandonare, scappano anche altri
La Superlega non è ancora nata e sta già perdendo pezzi. Dopo gli attacchi politici e sportivi e le minacce di Uefa e Fifa, subito le prime crepe e voci di ritiri. La breccia è stata aperta dalle inglesi Chelsea e Manchester City che hanno già deciso di abbandonare il progetto. E altre tre squadre sono pronte a seguirle. Proteste dei tifosi in tutta Europa.
La Superlega è nata praticamente morta. Il congiunto attacco politico e sportivo, contro i 12 club fondatori del nuovo torneo europeo per soli ricchi, è andato a segno, sfaldando il fronte degli scissionisti che hanno iniziato a perdere i pezzi, fino quasi a gettare la spugna. Probabilmente resterà un orribile progetto, azzoppato appena due giorni dopo l’annuncio.
La prima squadra a ufficializzare il ritiro è stata il Manchester City. La crepa si è allargata ad altri club inglesi, mandando di fatto al macero una revisione totale del calcio invisa a tutti. Una prima vittoria delle istituzioni, dell’Uefa e dei tifosi che sono riuscite a sventare la rivoluzione.
La valanga è partita dall’Inghilterra, il Paese più esposto e che il calcio moderno l’ha inventato a metà del 1800: oggi probabilmente l’ha salvato. La rivolta dei tifosi di Sua Maestà è stata intercettata dal Primo Ministro, Boris Johnson, deciso a voler «sganciare una bomba legislativa per fermare la Superlega». È bastato l’avvertimento di una legge ad hoc per bloccare il progetto a spingere verso l’uscita il Manchester City, controllato dallo sceicco Mansour, componente della famiglia reale di Abu Dhabi, e pure il Chelsea del magnate russo Roman Abramovich ha messo in moto i suoi avvocati per preparare i documenti per l’addio.
Alla doppia defezione si potrebbe presto aggiungere quella dell’Arsenal e quella, ancor più significativa, del Manchester United, il cui vicepresidente Ed Woodward, tra i cervelli dell’operazione Superlega, ha rassegnato le dimissioni sotto la spinta delle contestazioni dei tifosi dei Red Devils. A quel punto bisognerà vedere quanto resisteranno Tottenham e Liverpool. Addirittura nei Reds gli stessi giocatori si sono ammutinati, schierandosi contro la società: «La Superlega non ci piace e non la vogliamo».
Spaventato dalle proteste e dalle squalifiche promesse dalla Uefa e soprattutto dal voto contrario dei suoi soci, anche il Barcellona potrebbe presto chiamarsi fuori, mentre l’Atletico Madrid pare deciso a rimanere.
La Superlega era nata zoppa, orfana di francesi e tedeschi, ora rischia di essere un boomerang pazzesco per chi terrà duro come Real Madrid e Juventus, due ideatrici del progetto, ma pure per Inter e Milan, le altre italiane iscritte con proprietà straniere che hanno dettato tempi e modi.
L’ad dei rossoneri Ivan Gazidis aveva sottolineato: «La nuova competizione catturerà l’immaginazione di miliardi di tifosi». Forse no.
Nella serata di ieri c’è stata una riunione d’urgenza dei 12 fondatori della Superlega, sul piatto c’era la promessa di 4 miliardi di euro, ma l’idea potrebbe aver avuto una vita breve come una bolla di sapone.
L’Uefa era stata chiara con i ribelli: vi espelleremo da coppe e campionati, i calciatori non andranno più in Nazionale, agli Europei e ai Mondiali. Oltre a minacciare una
causa per 50-60 miliardi.
Durante il congresso Uefa a Montreaux, il presidente della confederazione europea, Aleksander Ceferin, ha ribadito una chiusura totale alla Superlega e attaccato ancora Andrea Agnelli. «Mi rivolgo soprattutto ai proprietari della squadre inglesi: avete fatto un errore enorme. C’è tempo per cambiare idea. E mi chiedo: dov’era la Juventus 15 anni fa? In serie B...».
I club inglesi ci hanno già ripensato, nonostante il presidente della Superlega e del Real Madrid, Florentino Perez, continui a sostenere che «l’attuale Champions non è attrattiva. Se non guadagniamo noi il calcio muore. Non temo che alcuni dei club lascino». Si sbagliava.
Si è rivolto anche a un tribunale di Madrid e, per quel che può valere, ha emesso una misura cautelare che impedisce a Fifa, Uefa e alle varie federazioni di prendere provvedimenti contro i club che avevano annunciato l’adesione alla Superlega. Di certo non ci saranno esclusioni nella stagione in corso. La settimana prossima i club ribelli giocheranno regolarmente le semifinali di Champions e Europa League, la serie A sarà ancora con Juve, Inter e Milan.
Venerdì però l’Uefa si riunirà di nuovo. I legali hanno messo a punto la strategia, forti dell’articolo 49 dello statuto della confederazione che ha la giurisdizione esclusiva di organizzare le competizioni ufficiali in Europa cui partecipano propri membri o loro club affiliati, articolo violato dalla neonata Superlega. Si annunciano sanzioni per i rivoluzionari, anche se Ceferin è stato subito felice di «riaccogliere il Manchester City nella famiglia europea». Una sorta di abbraccio del figliol prodigo. Ora si aspettano anche tutti gli altri club. L’ammutinamento però non finirà con uno scappellotto e via. Ora va ripesato tutto il modello calcio.