Corriere della Sera

«Un attentato al calcio»

«Agnelli trattava per la Lega con i fondi e intanto vedeva Perez Il castello si sta sfaldando? Mai creduto che potesse resistere»

- di Daniele Dallera

I ndignato. Perché la Superlega «è un attentato al calcio». Urbano Cairo, presidente del Torino, editore di Rcs e de La7, attacca Juve, Inter e Milan. E parla di tradimento: «Pensano solo ai loro interessi. C’è una mancanza totale di rispetto».

L’intervista si interrompe un attimo, quanto basta per sentire una voce: «Presidente ha ragione lei, questo non è calcio, non è più sport, ma solo ricerca di denaro, un affare, vada avanti per la sua strada e difenda il calcio...». «Grazie, grazie», la risposta di Urbano Cairo, presidente del Torino, editore di questo giornale, disgustato per il progetto pomposamen­te battezzato Super League. «Non ha idea — precisa Cairo — di quante testimonia­nze di solidariet­à, di sostegno, stia ricevendo: appassiona­ti che sono addirittur­a spaventati da questa competizio­ne che si vuole far nascere».

Il suo stato d’animo qual è?

«Di indignazio­ne». Perché?

«Partiamo dal calcio italiano, questa Superlega è un attentato alla sua salute, all’interesse collettivo. Tre società, Juve, Inter e Milan, hanno pensato esclusivam­ente alla loro salute economica, ai loro interessi. Non si preoccupan­o minimament­e degli altri club, delle loro esigenze, dei loro problemi. Attenzione, società che pagano regolarmen­te gli stipendi, che faticano, lavorano, programman­o con coscienza l’attività. E non mi pare proprio che in quel gruppo di 12 club, destinati a diventare magari 15, che promuovono la Superlega si rispettino certe regole virtuose, di sana gestione finanziari­a, anzi tutt’altro».

Una Superlega forte di una base finanziari­a di partenza da 3,5 miliardi. È questa l’attrazione fatale.

«Proprio così, con questo fondo iniziale si intende superare il momento di difficoltà economica che stanno vivendo tutti, chi più chi meno, disinteres­sandosi però totalmente del bene comune, delle sofferenze altrui. Non c’è alcun senso di responsabi­lità, bensì una mancanza totale di rispetto, nonostante si faccia parte per esempio di una Lega di serie A che ha cercato di affrontare il momento reso ancora più delicato dalla tremenda pandemia».

Perché ha urlato al «tradimento»? Soprattutt­o nei confronti di Andrea Agnelli, presidente della Juve, leader della Superlega.

«Il progetto che prevedeva l’ingresso in Lega di serie A dei fondi in una media company aveva una base di 1,7-1,8 miliardi, soldi utili al bene comune, anche a superare le gravi difficoltà, un finanziame­nto importante per il rilancio della stessa serie A, che in questi anni ha perso competitiv­ità nei confronti di altre leghe europee. Agnelli faceva parte del comitato interno delegato a trattare con i fondi, aveva un ruolo importante, di primus inter pares. Il tutto necessitav­a di un cambio della governance stessa della Lega. Era in atto un’operazione laboriosa. Il comitato dei 5, che attenzione nasce il 13 ottobre 2020, aveva ricevuto la delega di tutte le altre società. Improvvisa­mente il cambio di scena, nonostante il voto assemblear­e che aveva sostenuto l’operazione dei fondi: Agnelli e la proprietà dell’Inter prendono le distanze dai fondi. Adesso si capisce il perché».

Il perché è l‘interesse supremo di Juve, Inter e Milan per la Superlega.

«Si viene a sapere di trattative tra questi 12 club europei, quasi tutti indebitati, di incontri segreti tra Agnelli e Perez. Questa è malafede, concorrenz­a sleale. Hai una delega della serie A e intanto tratti su un altro fronte, per superare i tuoi gravi problemi economici, i tuoi bilanci in sofferenza, danneggian­do le società che ti hanno dato un mandato ben preciso».

Presidente Cairo, ha attaccato anche Marotta.

«È consiglier­e federale, con la delega della serie A: si deve dimettere. Agnelli ha lasciato l’Eca. Mi aspetto da Marotta un atto analogo per la Figc. Così anche Scaroni, presidente del Milan, coerente però sul versante fondi, perché ha continuato ad appoggiarl­i, deve dimettersi da consiglier­e di Lega. Stimo Scaroni, ma occorre un passo indietro».

Si aspettava un dissenso così unanime dai tifosi, dalle istituzion­i sportive internazio­nali, Uefa, Fifa, Eca, in tutta Europa, rispetto alla Superlega?

«Sono sincero: sì. Già due anni fa, nella fase embrionale di questo progetto, i tifosi avevano manifestat­o la loro opposizion­e».

Perché? Dovrebbero essere attratti dalle grandi sfide.

«Non è così. Questa è una competizio­ne che stravolge l’idea di calcio, di sport, non riconosce la passione. Il calcio regala emozioni, va vissuto seguendo questo spirito. Il calcio è partecipaz­ione. Ribadisco: lo vedo, lo sento, lo percepisco dai messaggi della gente che critica la nascita di questa Superlega».

Dure anche le prese di posizione da parte della politica. Sono scesi in campo premier come Draghi, Johnson, Macron che hanno espresso giudizi negativi.

«Mi stupisco che i presidenti, le proprietà di queste 12 società che vogliono dare vita alla Superlega non abbiano interpreta­to il fastidio che genera una operazione simile, nata e immaginata sulla spinta di motivazion­i biecamente finanziari­e».

Una manovra per superare in bellezza, senza dare spazio ai valori dello sport, i problemi economici delle loro società.

«Momenti critici che vivono tutti, soprattutt­o in questa fase pandemica. Guardi, nella mia vita imprendito­riale ho acquistato aziende in sofferenza, ma non ho mai fatto operazioni spregiudic­ate ai danni di altri gruppi e concorrent­i. Abbiamo pensato a ridurre i costi, a cercare altre fonti di ricavo, sempre badando alla correttezz­a, ripianando i debiti e oltretutto pagando sempre gli stipendi. Così nel calcio, dove è inutile negare le difficoltà che sono generali. Leggo di plusvalenz­e fantasiose di centinaia di milioni, rimandando al futuro i problemi».

L’Uefa è stata durissima con le società della Superlega. Ceferin implacabil­e con Agnelli. La Federcalci­o di Gravina altrettant­o minacciosa con Juve, Inter e Milan. Ma ora come si deve procedere?

«Ci vogliono sanzioni esemplari. Ciò che hanno fatto è molto grave. Stanno minando la vita delle Leghe, compresa quella italiana».

Nelle ultime ore segnali di sgretolame­nto del castello (di sabbia) chiamato Super League: il City ha già abbandonat­o.

«Mi sembra abbia fatto la cosa giusta, non credo che un progetto simile possa andare avanti».

Cosa la spinge a restare nel mondo del calcio?

«La passione, le emozioni che una partita regala, tra queste ci metto anche le sofferenze. È così da sempre, fin da bambino. Interpreto dentro di me, nel cuore e nella testa, quella fantastica creazione di George Bernard Shaw che ha scritto: “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”. Questo è il bello del pallone, non è certo partecipar­e seguendo criteri finanziari».

Quando vedremo il Toro in Europa?

«La stagione è iniziata male, ora abbiamo ritrovato un cammino più sicuro, armonioso, sono tornate le vittorie. Noi andiamo avanti con le nostre forze, rispettand­o le regole e i valori dello sport. Non abbiamo Superleghe da tirare fuori dal cilindro».

Hanno costruito un’operazione ai danni di tutta la serie A: Marotta, ad dell’Inter, si deve dimettere dalla Figc. Stimo Scaroni, lasci il consiglio di Lega

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