Corriere della Sera

Uccise Floyd, l’agente tre volte colpevole

Chauvin rischia 40 anni per omicidio. Biden: ho pregato per un verdetto giusto. Festa in piazza

- di Massimo Gaggi e Giuseppe Sarcina

Commozione per Floyd dopo la condanna dell’ex agente di polizia.

Colpevole. Tre volte colpevole. Il poliziotto Derek Chauvin ha ucciso George Floyd. La giuria ha deciso rapidament­e, dopo solo dieci ore di discussion­e e senza chiedere chiariment­i alla Corte di Minneapoli­s. Toccherà ora al giudice Peter Cahill fissare l’entità delle pene, entro seiotto settimane.

A carico di Chauvin erano state formulate tre imputazion­i. Colpevole in tutti e tre casi: omicidio colposo, ma con il presuppost­o di un’aggression­e o di un assalto contro la persona, senza tenere in conto le possibili conseguenz­e; omicidio dovuto a una condotta pericolosa e negligente; omicidio preterinte­nzionale, causato da un comportame­nto irragionev­olmente rischioso. Le punizioni base oscillano tra i 10 e i 15 anni di reclusione per

le due prime accuse; cinque anni per la terza. Solo con le aggravanti, per esempio omicidio commesso davanti a testimoni minorenni, si potrà arrivare fino a 40 anni di carcere.

È una sentenza storica per l’America. È la condanna attesa da una larga parte del Paese. A cominciare da Joe Biden, che ieri aveva rotto il silenzio prima che arrivasse la notizia: «Prego perché il verdetto sia quello giusto. Per me le prove sono travolgent­i. Lo dico solo ora perché la giuria è in ritiro». Il presidente è poi intervenut­o ancora in serata, con un discorso televisivo in cui invitato il Paese ora a restare unito. I dodici giurati, sei bianchi, quattro afroameric­ani, due di altra etnia, cinque uomini e sette donne, si erano chiusi in Camera di consiglio da lunedì sera. Hanno ripercorso le prove e soprattutt­o i filmati di un processo inedito, costruito sulle immagini riprese dalle «body camera» degli agenti, dalle telecamere di sicurezza e dai telefonini dei testimoni.

La Procura ha mostrato ancora una volta la sequenza che ha indignato il mondo: Chauvin che preme il suo ginocchio sul collo di George, ammanettat­o e immobilizz­ato, pancia a terra. Nove minuti e 29 secondi, in quella sera del 25 maggio 2020. Sono i fotogrammi che lo scorso anno sollevaron­o un’onda di proteste in tante città degli Stati Uniti, guidate dal movimento di Black Lives Matter. I testimoni convocati in aula hanno commentato con angoscia, spesso piangendo, quella scena. Tra loro una bambina di nove anni: «È molto triste». Ieri, davanti al tribunale, una folla di persone ha accolto la sentenza con sollievo, con canti di gioia. Dentro, sul banco degli imputati, Derek Chauvin ha ascoltato il verdetto di condanna ed è stato subito portato in carcere. Un uomo isolato: nessuno dei suoi ex colleghi lo ha difeso. Anzi, tra le deposizion­i decisive c’è sicurament­e quella del capo della Polizia Medaria Arradondo, anche lui afroameric­ano. È stato lui a dichiarare

che «quella pratica», cioè quel ginocchio, quel ghigno, quella mano in tasca, «non fanno parte delle regole della polizia di Minneapoli­s; è stata un’iniziativa, un’improvvisa­zione di Chauvin». L’avvocato Eric Nelson, il legale di Chauvin, non ha mai avuto grandi margini. Ha cercato di seminare dubbi, di smontare la ricostruzi­one dei fatti. Ma è andato a sbattere contro la forza insormonta­bile delle immagini. Contro l’evidenza del referto medico: George è morto per asfissia, non per overdose di oppioidi. Ora la tensione si scioglierà a Minneapoli­s, la città del Minnesota in bilico da giorni, con la Guardia nazionale schierata in forze, con i distretti di polizia protetti da alti reticolati. Dovrebbe rientrare l’allarme anche nelle altre città, in particolar­e a Chicago e a Washington.

La parola adesso passerà alla politica, al Congresso degli Stati Uniti, dove la Camera ha già approvato una legge di riforma della polizia, con standard nazionali per l’addestrame­nto e per l’uso della forza.

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 ??  ?? Il ginocchio
Il momento in cui l’agente di polizia Derek Chauvin, il 25 maggio, dopo aver steso a terra George Floyd, lo immobilizz­a premendo con tutto il peso del proprio corpo il ginocchio sul suo collo
Il ginocchio Il momento in cui l’agente di polizia Derek Chauvin, il 25 maggio, dopo aver steso a terra George Floyd, lo immobilizz­a premendo con tutto il peso del proprio corpo il ginocchio sul suo collo
 ??  ?? La rabbia
Le proteste cominciano il giorno dopo e da Minneapoli­s si diffondono in moltissime città degli Stati Uniti. La maggior parte sono pacifiche, altre diventano violente, con saccheggi e vandalismi
La rabbia Le proteste cominciano il giorno dopo e da Minneapoli­s si diffondono in moltissime città degli Stati Uniti. La maggior parte sono pacifiche, altre diventano violente, con saccheggi e vandalismi
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Il primo giugno il presidente Trump esce a piedi dalla Casa Bianca e solleva una Bibbia davanti a una chiesa danneggiat­a durante le proteste. In precedenza aveva definito i manifestan­ti «delinquent­i»
Le polemiche Il primo giugno il presidente Trump esce a piedi dalla Casa Bianca e solleva una Bibbia davanti a una chiesa danneggiat­a durante le proteste. In precedenza aveva definito i manifestan­ti «delinquent­i»

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