Corriere della Sera

«Le cassiere rischiano più degli avvocati Bisogna proteggerl­e»

Pugliese (Conad): facciamo noi, ma le regole?

- di Rita Querzè

«La distribuzi­one ha garantito alti standard di servizio durante la pandemia. Adesso che è arrivata l’ora di vaccinarsi, però, si trascurano le nostre cassiere. I dipendenti che lavorano in punti vendita dove entrano 1.200-1.500 persone al giorno credo rischino più di un avvocato. Categoria che pure ha avuto la precedenza in alcune Regioni». L’appello a vaccinare per primi gli addetti del commercio non viene dal sindacato ma dall’amministra­tore delegato di Conad Francesco Pugliese. Che evidenzia anche alcune lacune rispetto alle regole sulle vaccinazio­ni nei luoghi di lavoro. Perché le commesse dovrebbero avere la precedenza? «Sia chiaro, io sono d’accordo sul fatto che gli anziani vadano vaccinati per primi è che l’ordine anagrafico sia il punto di riferiment­o principale. Ma nello stesso tempo commesse e commessi dovrebbero essere considerat­i alla stregua delle forze dell’ordine e del personale della scuola». Perché?

«Conad dà lavoro a 65 mila persone. A Codogno durante il primo lockdown c’era solo uno dei nostri punti vendita aperto. Là come altrove commessi e commesse hanno garantito servizi e serenità. Poi bisogna riconoscer­e che il livello di rischio a cui sono sottoposti è maggiore di altre categorie».

Ora c’è un protocollo sulle vaccinazio­ni in azienda. Firmato anche dall’associazio­ne di rappresent­anza di Conad, Ancd. Siete pronti a vaccinare subito i vostri dipendenti? «Vogliamo vaccinare i nostri dipendenti appena possibile e siamo pronti a farci carico dei costi che questo comporta. Perché i vaccini sono a carica delle Asl, ma tutto il resto è a carico nostro. Non solo: abbiamo anche messo a disposizio­ne del generale Figliuolo 120 aree in 64 Province distribuit­e su tutte le Regioni per le vaccinazio­ni di massa. Il problema è che, è vero, c’è un protocollo che abbiamo condiviso, ma non chiarisce tutti gli aspetti della questione». Cosa manca? Quali sono i punti da chiarire? «Primo: bisogna sapere quante persone vogliono fare il vaccino per prenotare le fiale, ma non è chiaro come gestire l’informazio­ne rispettand­o la normativa sulla privacy. Tenga conto che i nostri punti vendita sono 3.000 distribuit­i su tutto il territorio. Secondo: dobbiamo vaccinare i dipendenti in ordine di età decrescent­e o possiamo procedere senza vincoli? Non si sa». Ogni Regione potrebbe disporre regole diverse. «Sarebbe un problema. Non

Siamo pronti a farci carico dei costi ma il protocollo è poco chiaro

ci possono essere tante regole diverse quante sono le Regioni. I dipendenti della Lombardia hanno gli stessi diritti di quelli della Basilicata. Per finire, abbiamo bisogno di sapere quando potremo iniziare, per organizzar­e i turni di lavoro in modo da assicurare continuità di servizio e allo stesso tempo dare la possibilit­à ai dipendenti di non lavorare se il vaccino provocasse qualche leggera reazione». Se non ricevesse questi chiariment­i?

«Spero di riceverli nel più breve tempo possibile, altrimenti non so come potremo partecipar­e alla campagna vaccinale».

Oltre alla grande distribuzi­one ci sono anche i piccoli punti vendita...

«Tutto il mondo del commercio e del libero servizio, dai ristoranti ai bar, dovrebbe avere una corsia preferenzi­ale. Sarebbe un modo per tenere conto del rischio che le persone affrontano ogni giorno e nello stesso tempo garantire un elemento di competitiv­ità in più a un settore largamente danneggiat­o che ha bisogno di ripartire».

Senza linee precise non so come potremmo fare la campagna vaccinale

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Francesco Pugliese, 62 anni

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