Corriere della Sera

Tecnici in rivolta. E De Zerbi: «Non voglio sfidare il Milan»

L’allenatore del Sassuolo durissimo contro la Superlega. Ranieri: «Ho pensato al mio Leicester»

- Carlos Passerini

«La Superlega è un colpo di stato». Non è uno che si nasconde, Roberto De Zerbi. Mai stato. Basta ascoltare una sua intervista, basta vedere come gioca la sua squadra. Ma stavolta il tecnico del Sassuolo è proprio una furia. E sceglie di non tenersi dentro nulla, costi quel costi. Da allenatore di una cosiddetta piccola, ma anche da ultrà del Brescia, la squadra della sua città, non ne vuole proprio sapere di questo calcio per pochi, per ricchissim­i, per eletti. Stasera la sua squadra affronterà a San Siro quel Milan nel quale lui è cresciuto da calciatore e che, chissà, un giorno o l’altro potrebbe anche andare ad allenare. Maldini lo tiene d’occhio da tempo per il dopo Pioli. Ma De Zerbi non è uomo incline alla diplomazia. E ieri, durante la classica conferenza stampa della vigilia, è andato in tackle: «Sono molto toccato e arrabbiato — ha detto — a tal punto che ne abbiamo parlato con la squadra. È giusto fermarsi come ogni tanto accadeva a scuola. Sono arrabbiato perché è stato fatto un colpo di stato. Sì, equivale a un colpo di stato nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Nei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocrat­ico. Nella modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece ecco i comunicati congiunti a mezzanotte, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro».

De Zerbi critica non solo la forma, ma anche la sostanza: «Si va a ledere il diritto che il più debole possa farsi strada, è come se il figlio di un operaio non potesse sognare di fare il chirurgo o l’avvocato». Poi ecco l’attacco diretto al Milan: «Non avrei piacere a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre, l’ho detto ai giocatori e al direttore generale Carnevali. Se Carnevali mi obbligherà ad andare, chiarament­e vado. Ma sono rimasto male».

Non solo lui: è un no pressoché compatto quello degli allenatori verso la Superlega. Durissimo Sinisa Mihajlovic, tecnico del Bologna: «A me pare una brutta cosa e lo direi anche se fossi allenatore di Inter, Juve o Milan. Non è lo sport con il quale siamo cresciuti e in cui sogni di battere la squadra forte. Quelli ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri diventano sempre più poveri. Non condivido nulla. Allora che vadano a farsi il loro campionato. Come si dice: ti piace vincere facile eh?».

Davide Ballardini, guida del Genoa: «Sarò vecchio, ma per me il calcio è merito, solidariet­à, bene comune». Significat­ivo anche il pensiero dell’allenatore della Samp, Claudio Ranieri, che col consueto garbo va dritto al punto: «Leggendo il progetto, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata l’impresa del mio Leicester che vinse la Premier pur essendo partito per salvarsi. Il bello del calcio è questo: anche un club piccolo può ambire a qualcosa di importante anche contro i giganti del calcio. Questa è l’essenza dello sport». Già.

De Zerbi

Si impedisce al debole di fare strada nella vita

Ranieri

Favole come il mio Leicester sono il bello del calcio

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy