Corriere della Sera

La deputata 5 Stelle: soprusi dal fratello di un collega

- Giuseppe Alberto Falci

«Le colpe di un uomo non possono cadere sul fratello» dice Federica Daga, deputata M5S alla seconda legislatur­a a Montecitor­io, che ieri ha attaccato Grillo ricordando la sua vicenda: cinque anni fa ha avuto una relazione con il fratello di un parlamenta­re pentastell­ato, una convivenza sfociata nella violenza. Daga preferisce non rivelare l’identità del collega, né tantomeno quella dell’ex compagno. «Non ha senso dirlo» ripete con un filo di voce. C’è traccia di questa storia culminata in un processo per stalking in un articolo comparso sul Tempo il 4 ottobre del 2018 dove si legge che l’ex «fidanzato» sarebbe il fratello di un deputato grillino, nonché sottosegre­tario ai tempi del governo Conte I. I rapporti con il collega? «Normali, cordiali».

Raccontano che nel gruppo parlamenta­re M5S in queste ore c’è un certo imbarazzo per le parole pronunciat­e da Grillo in difesa del figlio Ciro.

Oggi Daga parla con un filo di voce di quello che le è capitato ormai sei anni fa. È l’autunno del 2015, sono gli ultimi scampoli della scorsa legislatur­a, e in quei giorni Federica inizia a frequentar­e un ragazzo. «Si occupava della sicurezza del Movimento, ci siamo conosciuti così. Ma mai avrei potuto pensare che una guardia del corpo mi mettesse le mani addosso. All’inizio sembrava una persona normale». E poi? «Poi i suoi comportame­nti sono mutati in un crescendo di violenza fisica e psicologic­a. Mi picchiava, e allo stesso tempo cercava di distrugger­mi psicologic­amente. Mi ripeteva: “Non vali niente, non sei nessuno”». La relazione va avanti per novanta giorni. A gennaio del 2016. Daga decide di allontanar­lo: «Sono distrutta, non so cosa fare. Per rendersi conto di quello che è successo una persona ci mette un po’. Vuoi per la vergogna, vuoi perché non sai a chi rivolgerti». Eppure, l’ex ragazzo non demorde: «Mi comincia a stalkerare, me lo ritrovo sotto casa, mi contatta su tutti i canali possibili...». Daga vuole uscire da questo incubo e si presenta dalla polizia: «Lo faccio per sporgere denuncia. E sa cosa mi dicono le forze dell’ordine?». Cosa? «“Signora, lei è cosciente di potere ricevere una querela?”. E ancora: “È convinta di quello che le è successo?”». A questo punto si rivolge a un’attivista che lavora presso un centro antiviolen­za. «Mi sfogo, mi consiglia di parlare con un avvocato. Dopodiché decidiamo di depositare la denuncia». Tutto questo succede nell’estate del 2016, a più di sei mesi di distanza dalla fine delle relazione. Inizia la battaglia processual­e. «Aspetto un anno prima che il pm inizi a fare le indagini. E dopo un altro anno arriva la prima condanna a 8 mesi».

Ha più rivisto quell’uomo? «No, so che si è presentato alla sentenza di primo grado». Di certo, la ferita non va più via: «Fin quando non si chiuderà la causa avrò dentro di me un fastidio». E forse anche per tal ragione prima di chiudere la telefonata ripete: «Deve pagare, deve pagare...».

Il bodyguard

Nel racconto della eletta cha critica Grillo un giovane addetto alla sicurezza del M5S

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Federica Daga, 45 anni, deputata M5S
Alla Camera Federica Daga, 45 anni, deputata M5S

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