Corriere della Sera

CRESCE IL RISCHIO DI COMPLICARE L’ALLEANZA CON LA SINISTRA

- di Massimo Franco

Alla fine l’ex premier grillino Giuseppe Conte ha parlato. Ma dalla sua prosa contorta non si capisce bene se lo abbia fatto per giustifica­re Beppe Grillo o per criticarlo, dopo l’aggression­e scomposta alla magistratu­ra sul processo al figlio. Si conferma un imbarazzo profondo: quello di una forza politica costretta a rendersi conto di avere un guru logorato e imprevedib­ile; di fatto, tanto arrogante quanto inaffidabi­le. Ma se il tema condiziona il M5S, tocca altrettant­o un Pd che sulla regìa di Grillo sta costruendo le alleanze elettorali. Le reazioni sdegnate contro il garante non possono velare il tema che le sue parole sgangherat­e contro i giudici pongono. E cioè se sia possibile investire su un rapporto col M5S non solo acefalo ma screditato dalle parole in libertà di chi ha caldeggiat­o l’accordo di potere col Pd. Conte si sta proponendo come nuovo leader, e le parole calibrate di ieri sembrano fatte per venire incontro al partito di Enrico Letta. Il tema è come

L’imbarazzo

Un Partito democratic­o che ha puntato molto sulle donne si ritrova con un alleato in imbarazzo e in contraddiz­ione

dissociars­i da Grillo, archiviare l’incidente e andare avanti. Il primo passo, seppure faticoso, è stato fatto: era obbligato. Gli altri due, invece, si rivelano più complicati. Intanto, perché l’attacco ai giudici e soprattutt­o il modo in cui è stato sferrato sono indifendib­ili e vengono usati dal resto dei partiti con una durezza inevitabil­e: qualcosa che colpendo il M5S punta a mettere in mora l’intesa col Pd. In più, l’esitazione di Conte ha reso scivolosa la sponda che il centrosini­stra cerca in vista del voto nelle grandi città. Il vicesegret­ario del Pd, Beppe Provenzano, ieri ha provato a indicare all’alleato una via d’uscita. «Il M5S acceleri la transizion­e e con la guida di Conte abbracci garanzie e principi dello Stato di diritto», ha detto. In realtà, l’ex premier esalta «la sensibilit­à di Grillo», oltre a difendere l’autonomia della magistratu­ra e la «lotta contro la violenza sulle donne». Quanto ai valori invocati, si rafforza il sospetto che siano stati branditi in modo manicheo e strumental­e. E questo accentua la distanza culturale, prima che politica, tra M5S e Pd, ridimensio­nata sull’altare della loro alleanza. Rimangono le parole rassegnate dell’ex segretario Nicola Zingaretti, per il quale Grillo ha scelto «un bruttissim­o modo, purtroppo, per affrontare un tema privato». Con un’ ultima e poco sottolinea­ta implicazio­ne. La nuova leadership del Pd si è legittimat­a insistendo sul ruolo femminile; e martelland­o contro una cultura maschilist­a. Ora, invece, si potrebbe ritrovare a trattare con un personaggi­o in contraddiz­ione con tutta questa narrativa. Il risultato è che il dialogo tra M5S e Pd rischia di trasformar­si in un incontro tra due debolezze.

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