In 15 anni mai un’ora al lavoro «Minacciava i suoi superiori»
Catanzaro, indagati il super assenteista dipendente di una Asl e i vertici
In ufficio, all’azienda ospedaliera di Catanzaro, l’hanno visto una sola volta. Il giorno della firma del contratto di lavoro. Poi, per quindici anni (dal primo agosto 2005 al 30 settembre 2020) Salvatore Scumace, 67 anni di Botricello, assunto come operatore al Centro emergenza incendi del Pugliese-Ciaccio, non si è più fatto vivo.
In questi anni, comunque, ha regolarmente percepito lo stipendio per un ammontare che la Guardia di Finanza di Catanzaro stima in 538.502 euro. Scumace avrebbe anche minacciato la dirigente Maria Catena Cuffari, responsabile del Centro operativo antincendi, che aveva segnalato la sua assenza agli uffici amministrativi. Si è presentato nel suo ufficio e le ha imposto, pena rappresaglie contro di lei e i figli, di non interessarsi del caso e di smetterla con le comunicazioni ai vertici aziendali per informarli delle sue assenze.
Ora la Procura di Catanzaro ha chiuso l’indagine e ha denunciato Scumace per assenteismo, minacce, abuso d’ufficio ed estorsione. L’inchiesta, denominata «Mezzo servizio» e condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria, ha accertato anche la responsabilità di altre sei persone, tra funzionari e dirigenti dell’Azienda ospedaliera, indagati per abuso d’ufficio perché, «pur avendo l’obbligo», non hanno denunciato l’assenteista e non lo hanno mai segnalato alle competenti autorità amministrative.
«Non sussistono le condizioni necessarie e sufficienti previste dalla normativa vigente e dalla regolamentazione aziendale in materia di procedimenti disciplinari affinché, questo Ufficio, possa legittimamente procedere ad una eventuale contestazione di addebito al dipendente Scumace Salvatore». Così rispondevano, era il luglio dello scorso anno, Domenico Canino, Antonio Molè e Laura Fondacaro, membri della Commissione di disciplina aziendale, al direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera che segnalava loro la condotta assenteista del dipendente. I tre adesso debbono rispondere oltre che di abuso d’ufficio, anche di falso ideologico.
Se in quindici anni Salvatore Scumace ha potuto godere di un simile «privilegio» per la Procura lo si deve anche alla «copertura» di altri due indagati, Vittorio Prejano e Maria Pia De Vito, responsabili, in epoche diverse, dell’Ufficio Risorse Umane. Le Fiamme Gialle hanno ricostruito l’intera vicenda grazie ai tabulati delle presenze e alle testimonianze di alcuni colleghi dell’uomo.
L’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio in questi anni è stata al centro di altre inchieste per assenteismo. Alcuni giorni fa il gip di Catanzaro ha rinviato a giudizio 57 dipendenti dell’ospedale PuglieseCiaccio e dell’azienda sanitaria provinciale. L’inchiesta «Cartellino Rosso» ha documentato come dirigenti e funzionari si assentavano dal lavoro o si facevano timbrare il cartellino da un collega che, per non essere riconosciuto, usava un ombrello per coprirsi il volto. Le immagini li hanno però immortalati davanti ai videopoker, al supermercato o al bar.
L’inchiesta
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