Corriere della Sera

La finanza che aiuta. Sermonti: «Il conto? In Banca Etica»

La missione dell’istituto nato 22 anni fa nella quinta puntata di Senso Civico oggi su Corriere.it

- E. So.

Il motto dice tutto: «L’interesse più alto è quello di tutti». Banca Etica è la prova provata che può esistere una «finanza che aiuta», tema della quinta puntata di «Senso civico» la pillola web di Buone Notizie del Corriere, oggi dalle 11 su Corriere.it. E Pietro Sermonti, il vip che «ci mette la faccia», racconta che proprio per questo aveva scelto di diventarne correntist­a: «Mi era sembrato un atollo di trasparenz­a e mi corrispond­eva l’idea di aiutare con i soldi e i risparmi piccole realtà in grado di generare lavoro e una crescita sociale collettiva».

In un momento storico in cui solo da poco i grandi colossi nazionali e internazio­nali e i guru del mondo finanziari­o si convertono all’idea di un business che metta le persone e l’ambiente al centro, Banca Etica è attiva da 22 anni. «Il nostro obiettivo più ampio — spiega la presidente Anna Fasano — è rendere la società più giusta e più equa attraverso la finanza». Come? Ad esempio rifiutando di investire «in tutto ciò che fa male alla natura, all’ambiente e alle persone». Una finanza dunque «non speculativ­a, che in totale trasparenz­a valorizza l’azionariat­o diffuso».

Questa platea sta crescendo con l’aumento della sensibilit­à delle persone: con 45 mila soci, oltre 100 mila clienti e una raccolta di risparmio che supera i 2 miliardi di euro, Banca Etica ha finanziame­nti in essere per oltre un miliardo di euro che sostengono fra l’altro imprese impegnate nella cooperazio­ne e nell’innovazion­e sociale, che si occupano di tutela ambientale e servizi di cura ai più fragili, di turismo responsabi­le e agricoltur­a biologica. E promuovend­o una azione diffusa di educazione finanziari­a, «perché sempre più persone si stanno rendendo conto che anche attraverso la gestione del denaro si può scegliere il proprio futuro».

Due progetti fra quelli finanziati da Banca Etica, anche grazie ai risparmi dei clienti, sono Sfruttazer­o, che lavora i pomodori promuovend­o l’integrazio­ne di stranieri e combattend­o il caporalato e che ha costruito nel Salento una rete di prodotti a chilometro zero. C’è poi la storia di Ramez Rankoussi che aveva studiato per diventare pizzaiolo, poi ancora per imparare l’arte del cuoco e sognava di poter aprire un suo piccolo locale a Roma: con il finanziame­nto di Banca Etica ci è riuscito e «Pinsallegr­a» oggi continua a lavorare. (Per rivedere le puntate precedenti:www.corriere.it/buone.notizie/)

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