La fame (e i conflitti) di Matteo Renzi
«C’è ancora molto da fare e io ho ancora la fame del primo giorno». Sia chiaro: «Isolando una frase alla volta uno potrebbe sostenere che la Divina Commedia è un poema arabo perché contiene la frase “Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe”», scrisse Indro Montanelli, «Poiché pare che alla lingua araba appartengano quelle parole di cui nessuno ha mai capito il senso». Sarebbe quindi assurdo maramaldeggiare su quella «fame del primo giorno» pronunciata cinque anni fa da Matteo Renzi: intendeva fame di iniziative, di riforme, di svolte, di «una politica diversa». Luccicava allora: «Pensiamoci, che cosa ci tiene insieme, ci fa sognare, ci lega gli uni agli altri? Che cosa ci rende un popolo e non solo un insieme di persone? Che cosa ci costituisce patria della bellezza e non regno della volgarità? C’è una dimensione estetica della bellezza...». Altri tempi. Adesso, come ha spiegato su l’Espresso Carlo Tecce rivelando che l’ex-ex-ex della politica italiana ha fondato una società, la «Ma.Re. Consulting» che a leggere lo statuto depositato alla Camera di commercio di Roma si occupa di «consulenza, assistenza, prestazione di servizi, svolgimento di analisi, studi e ricerche dirette alle imprese o a favore delle stesse o di enti, soggetti e servizi in genere, in materia di strategia aziendale e industriale, operazioni straordinarie quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, acquisizioni, fusioni eccetera...», ha fame di altri incarichi retribuiti, dalle conferenze alle consulenze, parallele alla politica. Automaticamente intrise di politica. E questo è il nodo. Altri «ex» presidenti, premier, ministri che hanno portato in dote nella loro nuova vita un’agenda di amicizie, esperienze, numeri telefonici, influenze fanno conferenze e danno consulenze nel mondo. «Dopo», però: dopo aver chiuso con la politica attiva. Anzi, talvolta come negli Usa la cui democrazia Renzi ha mille volte lodato, il lavoro di lobbista è addirittura riconosciuto con tanto di «albo» professionale. Chi non rispetta le regole, però, rischia grosso. Ed è vietato ai parlamentari, com’è noto, di fare insieme altri lavori (a eccezione di rare conferenze nelle università) paragonabili a quelli scelti da Renzi. Figuratevi ai segretari di partito! Dice: la legge non lo vieta... Appunto: e chi le ha mai viste le nuove regole sul conflitto di interessi che lui stesso aveva promesso?