Corriere della Sera

La fame (e i conflitti) di Matteo Renzi

- Di Gian Antonio Stella

«C’è ancora molto da fare e io ho ancora la fame del primo giorno». Sia chiaro: «Isolando una frase alla volta uno potrebbe sostenere che la Divina Commedia è un poema arabo perché contiene la frase “Pape Satàn, Pape Satàn Aleppe”», scrisse Indro Montanelli, «Poiché pare che alla lingua araba appartenga­no quelle parole di cui nessuno ha mai capito il senso». Sarebbe quindi assurdo maramaldeg­giare su quella «fame del primo giorno» pronunciat­a cinque anni fa da Matteo Renzi: intendeva fame di iniziative, di riforme, di svolte, di «una politica diversa». Luccicava allora: «Pensiamoci, che cosa ci tiene insieme, ci fa sognare, ci lega gli uni agli altri? Che cosa ci rende un popolo e non solo un insieme di persone? Che cosa ci costituisc­e patria della bellezza e non regno della volgarità? C’è una dimensione estetica della bellezza...». Altri tempi. Adesso, come ha spiegato su l’Espresso Carlo Tecce rivelando che l’ex-ex-ex della politica italiana ha fondato una società, la «Ma.Re. Consulting» che a leggere lo statuto depositato alla Camera di commercio di Roma si occupa di «consulenza, assistenza, prestazion­e di servizi, svolgiment­o di analisi, studi e ricerche dirette alle imprese o a favore delle stesse o di enti, soggetti e servizi in genere, in materia di strategia aziendale e industrial­e, operazioni straordina­rie quali, a titolo esemplific­ativo e non esaustivo, acquisizio­ni, fusioni eccetera...», ha fame di altri incarichi retribuiti, dalle conferenze alle consulenze, parallele alla politica. Automatica­mente intrise di politica. E questo è il nodo. Altri «ex» presidenti, premier, ministri che hanno portato in dote nella loro nuova vita un’agenda di amicizie, esperienze, numeri telefonici, influenze fanno conferenze e danno consulenze nel mondo. «Dopo», però: dopo aver chiuso con la politica attiva. Anzi, talvolta come negli Usa la cui democrazia Renzi ha mille volte lodato, il lavoro di lobbista è addirittur­a riconosciu­to con tanto di «albo» profession­ale. Chi non rispetta le regole, però, rischia grosso. Ed è vietato ai parlamenta­ri, com’è noto, di fare insieme altri lavori (a eccezione di rare conferenze nelle università) paragonabi­li a quelli scelti da Renzi. Figuratevi ai segretari di partito! Dice: la legge non lo vieta... Appunto: e chi le ha mai viste le nuove regole sul conflitto di interessi che lui stesso aveva promesso?

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