Corriere della Sera

«AstraZenec­a e J&J agli under 60? Ora abbiamo alternativ­e efficaci»

Il presidente dell’Aifa Palù precisa: «Nessun divieto» Il piano B se venissero a mancare le forniture promesse

- di Margherita De Bac

Ivaccini basati su vettore adenoviral­e, Johnson & Johnson e Astrazenec­a, in caso di carenza di dosi di altre aziende potrebbero essere destinati a persone con meno di 60 anni?

Non esclude questa possibilit­à Giorgio Palù, presidente di Aifa, l’agenzia del farmaco, virologo del comitato tecnico scientific­o, Cts: «L’agenzia europea Ema non ha posto restrizion­i. L’Aifa ha suggerito per entrambi i vaccini un uso preferenzi­ale per la fascia di età superiore ai 60 anni ma non ha inteso vietarlo al di sotto di tale età. Per ora non è prevista carenza di forniture»

E se fosse necessario?

«Pfizer-Biontech ha incrementa­to nel secondo semestre la sua offerta con oltre 6 milioni di dosi aggiuntive, Moderna ha promesso la consegna di lotti pari a 4,7 milioni di dosi. Quindi la situazione è tale che si potrebbe anche non dover ricorrere alla somministr­azione dei vaccini J&J e AZ sotto i 60 ann».

C’è altro in arrivo?

«Dovrebbe essere presto approvato da Ema un altro ausilio, Curevax, vaccino a mRNA, funzioname­nto simile a quello di Pfizer e Moderna, con disponibil­ità prevista di oltre 7 milioni di dosi nel secondo trimestre».

Dunque nessun piano B?

«Va specificat­o che anche al di sotto dei 60 anni il rapporto tra rischi e benefici dei due vaccini basati su vettore adenoviral­e resta ampiamente a vantaggio dei benefici. I casi di trombosi venose profonde segnalati in persone giovani vaccinate, sono estremamen­te rari. L’indicazion­e d’uso sopra i 60 anni è solo un suggerimen­to».

Che significa?

«A chi ha ricevuto una prima dose con Astrazenec­a nella fascia di età al di sotto dei 60 anni non è sconsiglia­ta la seconda somministr­azione con lo stesso preparato. Va ricordato che casi di trombosi con trombocito­penia, accompagna­ta da carenza di piastrine nel sangue, sono stati registrati soltanto dopo la prima somministr­azione. La vaccinazio­ne è un atto volontario quindi il singolo individuo potrebbe anche richiedere di ricevere un prodotto diverso. Ma non c’è ragione di cambiare strada».

La scelta del governo di riaprire alcune attività a partire dal 26 aprile è basata anche sulla previsione di avere scorte sufficient­i di dosi?

«Tiene sicurament­e conto anche dell’intensific­azione del programma vaccinale. Si tratta di una decisione che cerca di ottemperar­e i bisogni della popolazion­e e varie esigenze, tutte fondamenta­li: salute come diritto primario, economia e lavoro, scuola e cultura. Non si muore solo di Covid, ma si può soccombere anche di povertà, che porta a carenza di cure per altre malattie, di perdita di competitiv­ità scientific­o-tecnologic­a, condizioni che inevitabil­mente ricadranno sulle giovani generazion­i e sul futuro del Paese».

Non è un azzardo ripartire in un contesto di sostenuta circolazio­ne del virus?

«Certo partiamo da numeri meno favorevoli rispetto a quelli che hanno determinat­o le riaperture in Inghilterr­a e Israele. Però anche la prestazion­e dell’Italia non è da poco. I vaccinati da noi sono 15 milioni, dei quali 4,7 milioni con richiamo».

Per spostarsi tra regioni rosse e arancioni bisognerà munirsi di un pass come attestazio­ne di aver eseguito nelle 48 ore precedenti un test antigenico, se non si è vaccinati o guariti dal Covid. E’ un requisito è scientific­amente avvalorato?

«Impedire a chi non è ancora vaccinato la possibilit­à di spostarsi per ragioni di lavoro o di emergenza sarebbe discrimina­torio. Solo la minoranza della popolazion­e è stata immunizzat­a ad oggi e da ciò discende la richiesta di aver effettuato un test diagnostic­o nelle 48 ore precedenti»

I test rapidi antigenici sono affidabili?

«Quelli di terza generazion­e sono rapidi, affidabili quanto a specificit­à e sensibilit­à, molti di essi al pari di quelli molecolari che pure rimangono di riferiment­o».

Anche al di sotto dei 60 anni il rapporto tra rischi e benefici è ampiamente a vantaggio dei benefici

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Giorgio Palù, 72 anni
Virologo Giorgio Palù, 72 anni

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