Corriere della Sera

In Inghilterr­a la rivolta dei tifosi Johnson promette: conterete di più

Contestazi­one contro un calcio sempre più in mano ai soldi stranieri. Neville paragonato a Churchill

- Paola De Carolis

«Il calcio non è nulla senza i tifosi». La frase è di Matt Busby, leggenda del beautiful game le cui parole, impugnate come coro di battaglia dei supporter contro la Superlega, oggi suonano come un inno alla longevità e alla forza di un calcio pensato all’antica, in cui i valori sono speranza, competitiv­ità, coraggio e cuore. All’indomani del trionfo dei (piccoli) tifosi contro il (grande) business del pallone, Gary Neville, ex campione del Manchester United e della Nazionale, viene paragonato sui social a Winston Churchill, cioè un leader che nel momento più brutto ha saputo guidare il popolo verso la vittoria: tale è l’importanza, reale o percepita, del calcio nella maglia sociale inglese.

Dentro la rivolta delle tifoserie d’Oltremanic­a — che per tre giorni hanno protestato di fronte agli impianti e, instancabi­li, su Internet, television­i e giornali — ci sono nodi mai risolti, come l’arrivo di soldi stranieri in un ambiente prettament­e british e l’esclusione della grande tribù degli stadi dalla gestione delle società. Vista da Londra, rappresent­a lo scontro tra il popolo e l’elite, tra indigeno e invasore: le sei squadre di Premier coinvolte nello sfortunato progetto appartengo­no a un oligarca russo, uno sceicco arabo e quattro miliardari, uno solo è britannico. Nessuno di loro abita in pianta stabile nel Regno Unito. Non è un caso che in un Paese dove si parla spesso di divisioni — Brexit, classi sociali, colore della pelle, Nord e Sud, monarchici e non — il nemico comune abbia creato un’insolita unità, chiamando in campo con la stessa maglietta il disoccupat­o di Manchester e il principe William, l’intellettu­ale di sinistra e il premier conservato­re Boris Johnson. «Tifosi si nasce e si muore», ha sottolinea­to Simon Kuper, scrittore e giornalist­a del Financial Times. «Tutto nella vita cambia, a parte la squadra per la quale tifi».

Se sino agli anni 80 la Football Associatio­n vietava ai proprietar­i dei club la possibilit­à di trarre profitto dai loro investimen­ti «per assicurare che amino il calcio per quello che è», oggi la regola non esiste più: dopo un anno in cui le partite si sono viste solo in tv, con il tifo artificial­e e gli stadi vuoti, gli appassiona­ti hanno fatto sentire la loro voce e dimostrato il loro potere. Se le squadre si sono scusate con il pubblico, a loro non basta. «Questo momento segna una svolta per il calcio e lo deve essere anche per il Manchester United — ha detto il Manchester United Supporters Trust —. I Glazers (la famiglia che rilevò la squadra nel 2005,

ndr) hanno l’opportunit­à di cambiare direzione e aprire le porte ai tifosi con un programma di partecipaz­ione e voto nel consiglio direttivo».

Da Stamford Bridge, il Chelsea Supporters Trust sottolinea di «non avere fiducia nella leadership della squadra», mentre da Liverpool, il gruppo Spion Kop 1906 fa sapere: «La squadra è nostra, non vostra». Johnson aveva minacciato una serie di sanzioni contro la Superlega. Il suo governo promette ora una revisione della gestione delle società da svolgere assieme ai tifosi.

 ?? (Ipp) ?? In campo
Il primo ministro inglese Boris Johnson, 56 anni, gioca a calcio con alcuni bambini in un parco di Londra al tempo in cui era sindaco della città
(Ipp) In campo Il primo ministro inglese Boris Johnson, 56 anni, gioca a calcio con alcuni bambini in un parco di Londra al tempo in cui era sindaco della città

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy