Corriere della Sera

Biden: il razzismo macchia d’America

Il presidente rilancia la riforma della polizia dopo la sentenza sull’omicidio di Floyd

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Dalla gioia di Minneapoli­s alle manovre di Washington. Subito dopo il verdetto del processo Floyd, l’attenzione si è spostata sulla capitale della politica americana. Joe Biden è intervenut­o pubblicame­nte martedì mattina, quando ancora i 12 giurati erano riuniti in camera di consiglio: «Prego perché il verdetto sia giusto». Poi, in serata, quando la giuria ha condannato l’ex poliziotto Derek Chauvin per tutti e tre i capi di imputazion­e, il presidente americano si è presentato davanti alle telecamere, insieme con la vice Kamala Harris. E ha iniziato così: «Quello di George Floyd è stato un omicidio in pieno giorno». La doppia uscita di Biden ha suscitato la reazione dei repubblica­ni: la Casa Bianca non dovrebbe fare pressione, neanche indiretta, sui tribunali. Un argomento oggettivam­ente fondato. D’altra parte veniamo da quattro anni in cui Donald Trump insultava apertament­e i giudici considerat­i ostili alle politiche del governo o al suo business privato. In ogni caso la lotta al razzismo sistematic­o, «una macchia sulla coscienza della nazione», come ha aggiunto Biden, è parte integrante dell’identità politica di questa Amministra­zione. Tanto che ieri, il ministro della Giustizia, Merrick Garland, ha annunciato «un’inchiesta» sulla gestione del Police Department di Minneapoli­s, «per accertare che non ci siano stati comportame­nti struttural­mente scorretti».

«Sistema», «Struttura» sono i termini chiave. Biden si è messo in sintonia con le reazioni della comunità afroameric­ana, classifica­ndo come «una rarità» la sentenza che forse spedirà Chauvin in galera a vita (l’entità della pena sarà fissata tra sei-otto settimane). Nello stesso tempo, il leader degli Stati Uniti sostiene che a Minneapoli­s è stato fatto «un passo gigante verso il cambiament­o». C’è, però, «ancora molto lavoro da fare», ha spiegato Kamala Harris: «le ingiustizi­e razziali» contaminan­o praticamen­te l’intera vita sociale ed economica. Dall’educazione alla sanità, dal mondo del lavoro all’abitazione. La vice presidente è rimasta sul generico. Ma gli esempi sono infiniti. Peschiamon­e un paio sull’economia: in media gli uomini afroameric­ani guadagnano il 31% in meno rispetto ai colleghi bianchi; le donne black il 19% in meno rispetto alle white. Il divario resta anche ai piani più alti della piramide: solo il 40% degli imprendito­ri afroameric­ani ottiene il prestito richiesto dalle banche; contro il 68% dei bianchi.

In questa fase, però, il primo obiettivo della Casa Bianca

è la riforma della polizia, prevista nel disegno di legge «George Floyd» già approvato dalla Camera. È un provvedime­nto che contiene alcuni standard federali per l’uso della forza e norme per rafforzare l’addestrame­nto degli agenti. Tra le novità più interessan­ti c’è il «divieto di profilare le persone sulla base dell’etnia e della religione». Nel complesso, però, «non è una panacea, ma un inizio», come ha riconosciu­to la stessa Harris. Tuttavia al Congresso è già pronto lo stesso schema che abbiamo visto con le norme sul controllo delle armi. Al Senato, il muro dei repubblica­ni sembra invalicabi­le.

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Una folla rende omaggio a George Floyd a Minneapoli­s, nel luogo dove l’uomo è stato ucciso, dopo il verdetto di colpevolez­za per l’agente che lo ha soffocato (Ap/Cortez)
Giustizia e dolore Una folla rende omaggio a George Floyd a Minneapoli­s, nel luogo dove l’uomo è stato ucciso, dopo il verdetto di colpevolez­za per l’agente che lo ha soffocato (Ap/Cortez)

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