Multe e divieti, la Ue regola l’intelligenza artificiale
La linea è quella indicata dal Regolamento generale per la protezione dei dati personali e le multe sono più salate, fino al 6 per cento: l’Europa, per usare le parole della vice presidente della Commissione europea Margrethe Vestager, vuole «spianare la strada a una tecnologia etica in tutto il mondo e rimanere competitiva». Ci prova con la già molto discussa proposta di regolamento per l’Intelligenza artificiale presentata ieri. L’obiettivo è normare il settore da 20 miliardi di euro di investimenti all’anno affinché i cittadini beneficino dell’innovazione senza subire discriminazioni o errori degli algoritmi che, già da tempo, decidono se siamo affidabili dal punto fiscale (e in passato hanno sbagliato fino al 50% dei casi), aiutano le aziende a scremare i curricula e ci affiancano nelle scelte, d’acquisto e non, quotidiane. L’esempio più attuale e urgente è quello del riconoscimento facciale: il testo, che ora dovrà passare da Stati membri e Parlamento europeo e avrà bisogno di anni per diventare applicabile, dice che «l’uso dell’identificazione biometrica remota in tempo reale in spazi accessibili al pubblico ai fini di attività di contrasto comporta rischi particolari per i diritti fondamentali» e la vieta «con poche eccezioni», come la ricerca di minori scomparsi. In Italia suona familiare: la scorsa settimana il Garante per la privacy ha dato parere non favorevole all’analisi dei volti in tempo reale del sistema Sari da parte del ministero dell’Interno per «finalità di prevenzione e repressione dei reati» in assenza di una «adeguata base normativa». Il sistema era già stato testato negli stadi, dove si ripropone ciclicamente l’idea di controllare i tifosi con l’ausilio di telecamere intelligenti. Tornando all’Europa, secondo Filippo Sensi — deputato Pd che ha presentato una proposta di legge che chiede una moratoria sull’uso del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici — «è positivo che il regolamento abbia posto una questione già affrontata dalla Commissione. Ora tocca al Parlamento dettagliare meglio la proposta».