Corriere della Sera

PERCHÉ IL 25 APRILE TUTTI POSSIAMO ESPORRE IL TRICOLORE

- Aldo Cazzullo Caro Alessandro,

In questi giorni la Francia celebra i duecento anni della morte di Napoleone, l’uomo che mandò i francesi (e pure molti italiani) a morire sui campi di battaglia di mezzo mondo, dalla Spagna alla Russia, dall’Egitto alla Turingia. La festa nazionale francese è il 14 luglio, simbolo di quella Rivoluzion­e che fece cadere migliaia di teste e causò massacri spaventosi come quelli dei vandeani; eppure, a distanza di tempo, prevale il riconoscer­si attorno a quei valori di libertà, fraternità, uguaglianz­a disattesi molte volte dagli stessi rivoluzion­ari. Ogni data in sé è potenzialm­ente divisiva. Anche il 2 giugno. Quel giorno si svolse un referendum: una cosa divisiva per definizion­e. Il 45,7 per cento degli elettori italiani, quasi undici milioni di donne e di uomini, votarono per la monarchia, e furono quindi sconfitti; ed è curioso notare che nel Sud, dove oggi è molto diffuso un movimento di ostilità ai Savoia e all’unità nazionale, la monarchia sabauda stravinse. Questo non ci impedisce oggi di festeggiar­e la Repubblica. Quanto a Ciampi, contrariam­ente al solito lei, gentile signor Prandi, su questo punto non è bene informato. Ciampi teneva moltissimo a che si esponesse il tricolore il 25 aprile. E fece un grande lavoro politico e culturale per de-ideologizz­are la Resistenza, valorizzan­done il carattere plurale. Ci furono molti modi di dire No ai nazifascis­ti: partigiani di ogni fede politica, e poi donne, ebrei, sacerdoti, suore, carabinier­i, internati in Germania, militari che combattero­no con gli Alleati… anche per questo domenica 25 aprile possiamo esporre tutti liberament­e il tricolore.

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