Mazzarella presidente Bper, la banchiera delle privatizzazioni
Montani amministratore delegato
Al vertice di Bper si insedia no i nuovi vertici voluti da Unipol, con Piero Montani ceo e una donna presidente: Maria Mazzarella, 62 anni, attuale numero uno di Banca Finnat, in precedenza a lungo ai vertici dell’Ivass e prima ancora al Tesoro (1994-2002) dove è stata dirigente per le privatizzazioni nell’era di Mario Draghi direttore generale. Ma l’altra novità è che i grandi soci dell’ex popolare emiliana guidata fino ad ieri da Alessandro Vandelli non sono riusciti a imporsi in assemblea.
La maggioranza dei voti è andata alla lista «di minoranza» di Assogestioni, sostenuta da soci pari al 23% del capitale; tutti e tre i candidati — Silvia Elisabetta Candini, Alessandro Robin Foti e Marisa Pappalardo — sono stati eletti ma il board è stato comunque composto dai sette candidati della lista Unipol (che ha preso di fatto solo i voti pari al 18,9% posseduto) e dai cinque della Fondazione Sardegna (anch’essa ha avuto solo i propri voti, pari al 10,2%). Oltre a Mazzarella e Montani, gli eletti sono Gianni Franco Papa, Elena Beccalli, Maria Elena Cappello, Gian Luca Santi e Roberto Giay (per Unipol), Riccardo Barbieri, Alessandra Ruzzu, Gianfranco Farre, Monica Pilloni e Cristiano Cincotti (per Fondazione Sardegna). Il rovesciamento del fronte si è ripetuto anche per il collegio sindacale; Assogestioni ha eletto Paolo De Mitri e Patrizia Tettamanzi e Unipol, in minoranza, solo Nicola Bruni (presidente). Servirà un’altra assemblea per eleggere un sindaco supplente, non disponibile nelle liste.
Non si tratta di tecnicalità: dimostra che il peso del mercato va tenuto in grande considerazione. Sarà una delle chiavi per affrontare il risiko bancario. Il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, si è espresso più volte a favore di un’aggregazione di Bper anche se non immediatamente, dato che ci sono da integrare i circa 600 filiali ex Ubi. Tuttavia anche la scelta di un banchiere come Montani è segno della volontà di traghettare l’istituto verso nuovi mari. Uno di questi potrebbe essere la fusione con Banco Bpm.
L’aggregazione tra le due ex grandi popolari del Nord creerebbe un terzo polo bancario alternativo a Intesa Sanpaolo e Unicredit; ad esso guarda con favore il ceo della banca lombardo-veneta Giuseppe Castagna, per la complementarietà delle reti, le fabbriche prodotto e la bancassicurazione con Unipol, dato che l’alleanza con Cattolica può sciogliersi a inizio 2023. C’è anche almeno 1 miliardo di benefici fiscali sotto forma di Dta, anche se i tempi cominciano ad essere stretti: senza una proroga da parte del governo, per andare in porto entro l’anno una fusione dovrebbe essere annunciata non più tardi di giugno. Tuttavia Cimbri sembra più freddo sul dossier, sebbene possa esserci anche molta tattica negoziale.
Per Bper il dossier alternativo è la Popolare di Sondrio, una volta che si sarà trasformata in spa, con la quale ci sono fra l’altro forti legami nel risparmio gestito. Certamente con il board di Bper e l’arrivo di Andrea Orcel in Unicredit le figure di vertice sono ai loro posti. Ora tocca a loro.