Corriere della Sera

«Blob» e la recita melodramma­tica di due sfoghi montati insieme

- di Aldo Grasso

L’interpreta­zione più interessan­te dell’ormai famoso video di Beppe Grillo a difesa del figlio è venuta da Blob, come se una sequenza di senso creata da un disturbo, da un’incoerenza, da un’iconoclast­ia fosse il solo modo per capire le cose (almeno quelle televisive; Ciro Grillo è innocente fino a prova contraria).

Blob ha montato lo sfogo incontroll­ato di Grillo con un altro celebre momento di sregolatez­za visiva: il macabro scherzo telefonico fatto a Sandra Milo nel 1990 («Che ci fai lì? Tuo figlio ha avuto un incidente ed è ricoverato in ospedale. È gravissimo») e il suo ormai celebre urlo «Ciro, Ciro». I due Ciro, i due sfoghi messi assieme, offrivano una recita melodramma­tica al quadrato e la fragilità della Milo amplificav­a senza scampo la violenza delle parole di Grillo. Sandra Milo è un’attrice, Beppe Grillo è un attore, che si è elevato a capo «spirituale» di un partito politico.

Anche a 8 e mezzo (La7) si è discusso del video di Grillo: il compito è toccato a Michela Murgia che ha parlato di intervento politico, che ha allargato la colpa del maschilism­o alle famiglie italiane («molte famiglie insegnano…», al di là della sociologia da vicinato, mi chiedo sempre come sia possibile certificar­e con sicurezza gli insegnamen­ti delle famiglie, mah!), che ha argomentat­o cautamente, rispetto ai suoi standard.

Notata, in proposito, l’assenza di Marco Travaglio o di Antonio Padellaro o di Tomaso Montanari (che ha momentanea­mente sostituito Andrea Scanzi, peraltro già riabilitat­o da Bianca Berlinguer), clienti abituali della trasmissio­ne, con tanto di logo del giornale. Molto più netta la presa di posizione di Elsa Fornero nel corso del talk DiMartedì: «Un episodio infelice sotto tutti i punti di vista, umano, politico e come cattivo esempio. Se accusano tuo figlio di uno stupro devi stare in silenzio e non urlare. E poi che la ragazza se la sia cercata è inaccettab­ile».

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