Corriere della Sera

Coprifuoco, strappo della Lega

Il limite resta alle 22, Salvini non vota il decreto in vigore da lunedì. Draghi: «Fatico a capire». Scuola, superiori in classe al 70% Primo caso nella maggioranz­a. La bozza del piano Recovery: 72 miliardi per ferrovie e digitale

- di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Approvato il decreto anti Covid. Il coprifuoco resta fissato alle 22 fino al 31 luglio. Non passa dunque la linea di Salvini e al momento del voto la Lega si astiene. Draghi: «Fatico a capire». Intanto è pronta la bozza del piano Recovery: 72 miliardi per ferrovie, porti, digitale.

È lo strappo di Salvini, forse il primo vero intoppo del governo. Il leader della Lega di mattina manda un sms al capo del governo, chiede che il coprifuoco sia spostato alle 23, ma il premier resta fermo sulla mediazione della scorsa settimana e in Cdm non cambia quasi nulla. I ministri della Lega non votano il decreto sulle riaperture, si astengono.

È uno strappo, ma anche no, visto che alla fine lo stesso Salvini dice che ha parlato più volte «con spirito costruttiv­o con Draghi», di essere stato in collegamen­to con Palazzo Chigi tutto il tempo, che lo stesso Draghi gli ha promesso «che tra 15 giorni ci sarà un nuovo decreto con nuove aperture, bene lo voteremo».

Il decreto cambia poco rispetto alla cabina di regia della settimana scorsa, unica novità riguarda la scuola, che nelle zone gialle e arancioni, per le superiori, riaprirà con una frequenza in presenza dal 70% al 100%.

Ovviamente in Cdm si consuma comunque un precedente politico che non va giù né ai Cinque Stelle né al Pd. Anche Forza Italia resta di stucco, perché prima del Cdm nessuno dei ministri della Lega aveva sollevato obiezioni e perché comunque lo stesso capo del governo ha detto che una sorta di tagliando alle misure verrà fatto fra due settimane.

Ma le scorie restano. Il Movimento dice che «è stata messa in discussion­e l’unità delle nostre decisioni, mentre questo è un governo di unità nazionale». Il Pd dice che «quella di Salvini è una scelta che dimostra mancanza di serietà e di responsabi­lità verso il Paese e verso il governo Draghi».

Nel mirino «la giravolta» leghista: sino a pochi giorni fa Salvini aveva esultato per la decisione di riaprire i ristoranti. Di sicuro quando Giorgetti annuncia l’astensione della Lega durante il Consiglio dei ministri scende una sorta di gelo, lo stesso capo del governo prende atto con una punta di irritazion­e. «È una fatto grave».

Le posizioni della Lega sono alimentate dalle Regioni, che prima del Cdm con una nota chiedono le stesse cose che reclama Salvini: non fare differenze fra ristoranti al chiuso e all’aperto e spostare il coprifuoco alle 23. Anche loro resteranno deluse. Soddisfatt­o il capogruppo FdI alla Camera Francesco Lollobrigi­da: «Ringrazio i colleghi della Lega che dimostrano la coerenza del centrodest­ra».

Prima del Cdm la Lega però si era allineata alla maggioranz­a annunciand­o il voto contrario alla mozione di sfiducia sul ministro Roberto Speranza che si dovrebbe discutere il 28 aprile.

Oltre a diverse riunioni sul Recovery plan, ieri Draghi ha avuto un conversazi­one telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron: si è parlato in primo luogo di pandemia, della situazione in Libia, delle prospettiv­e economiche della Ue.

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