Corriere della Sera

«Non mollerò la politica»

- di Marco Imarisio

L a politica, il figlio che presto nascerà. La sindaca di Torino Chiara Appendino si racconta.

Sindaca Appendino, ci sta ripensando?

«La tentazione c’è stata. Ma non cambio idea. Non mi ricandido. Nei giorni scorsi mi sono confrontat­a proprio su questo tema anche con Luigi Di Maio».

Ce n’era ancora bisogno?

«Lo scenario è cambiato nelle ultime settimane. Non c’è stato coraggio da parte di quello che doveva essere il nostro naturale alleato, il Pd, scegliendo una strada differente con primarie che, di fatto, hanno escluso il Movimento. A Torino, e non solo».

A quel punto?

«Abbiamo ragionato su due possibili percorsi. Il primo prevedeva continuità amministra­tiva, il secondo un candidato civico che potesse garantirla. Nell’ambito della prima ipotesi, abbiamo discusso di un eventuale ritorno sui miei passi».

L’imminente nuova maternità pesa su questa decisione?

«Quando l’ho annunciata, una parte della politica ha avuto una reazione pavloviana: ecco, allora è sicuro che se ne va. Come se avessi contratto una malattia grave. Ci ero abituata, nel 2016 avevo fatto la campagna elettorale incinta di Sara, la mia primogenit­a. E tutti si chiedevano se ce l’avrei fatta a reggere, gravata come sarei stata da quello che viene talvolta considerat­o come una zavorra».

Esiste ancora questo approccio culturale?

«In questi cinque anni, spesso chi entrava nel mio ufficio, nel vedere la foto di Sara mi chiedeva se fosse mia figlia. Alla risposta affermativ­a, seguiva puntuale la solita domanda: ma allora come fai a fare il sindaco?»

Lei come replicava?

«Se fossi maschio, nessuno mi farebbe questa domanda. Un giorno, stavo camminando nella piazza di Palazzo di città. Si avvicina una signora matura con il nipotino per una foto. Allora li invito a salire in municipio per vedere la Sala rossa. Una volta di sopra, il bimbo chiede alla nonna: ma il sindaco maschio dov’è? Per questo mi sono sempre esposta a favore del linguaggio di genere.

Sono convinta che anche la lingua possa contribuir­e a superare certi stereotipi culturali. E anche per questo, la nuova maternità non ha influenzat­o la scelta di non ripresenta­rmi. Anzi».

Allora perché esclude di ripresenta­rsi?

«Sono stata condannata due volte, anche se solo in primo grado di giudizio. A malincuore, non ritengo di essere nelle condizioni di candidarmi. Anche

se mi dispiace non proseguire il lavoro sui temi a me più cari come quelli su ambiente, sociale, innovazion­e e soprattutt­o sui diritti civili».

Pensa che siano in pericolo?

«Sono orgogliosa di essere la prima sindaca di Italia per numero di trascrizio­ni degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitor­iali. Purtroppo, sono ben pochi i colleghi che mi stanno seguendo. Ebbene, qualche giorno fa una delle due mamme di una bambina della quale stavo appunto registrand­o l’atto, mi disse che stavano pensando a un secondo figlio, ma che aveva dubbi».

Per quale ragione?

«Si chiedeva cosa potrebbe accadere alla sua pratica una volta che io non sarò più sindaca. La verità è che non posso dare alcuna garanzia per il futuro. La scelta spetta solo al sindaco. E troppo spesso viene dettata dalla convenienz­a politica».

Pensa davvero che Stefano Lo Russo, il probabile candidato del Pd a Torino, possa fare marcia indietro su un tema simile?

«Il punto è proprio questo. Che comunità vogliamo costruire, noi e il Pd? E chi ci vuole stare? La vicinanza su temi come il Ddl Zan, così come una visione comune su disuguagli­anze e distribuzi­one del reddito. Le forze progressis­te, delle quali io mi sento parte, dovrebbero fare squadra».

Proprio sicura che la natura del M5S sia progressis­ta?

«È l’unico nostro futuro possibile».

Quanto conta il recente passato sul progetto di alleanza con il Pd?

«Molto. Ci vorrebbe più maturità, e il coraggio di lasciarsi alle spalle le idiosincra­sie passate. Bisogna solo chiedersi se entrambi, noi e il Pd, siamo disposti ognuno a fare un sacrificio per fare un passo avanti. A Torino, io mi sono fatta da parte. Loro, invece, non sono disposti a trovare una terza soluzione».

L’eterna ricerca del Papa straniero non è già un segno di debolezza dell’alleanza?

«Noi non volevamo affermarci in modo unilateral­e. Volevamo mettere a disposizio­ne dell’eventuale alleanza con il Pd una figura terza in grado di portare avanti un progetto comune. Il Pd non ha voluto».

Perché rifiuta apparentam­enti al secondo turno?

«Gli elettori non sono pedine da spostare. Devono credere in un progetto, che deve essere costruito bene. Pensare che al ballottagg­io possano appoggiare, a prescinder­e, un determinat­o candidato, è irrispetto­so nei loro confronti».

Le ragioni dell’attuale fallimento dell’alleanza?

«Nel Pd quasi ovunque hanno prevalso dinamiche legate alle posizioni del partito a livello locale che i vertici nazionali non hanno voluto superare».

Pensa che nei confronti suoi e di Virginia Raggi ci sia stato un pregiudizi­o?

«Parlo per me, anche se le similitudi­ni sono evidenti. In questi anni ho vissuto un mix di pregiudizi. Il primo: sono giovane. Poi, donna. Molto spesso, a Torino come altrove, ero l’unica donna al tavolo. Infine, esponente di una forza politica nuova».

Quale pesava di più?

«A quei tavoli ero sempre la più giovane. E sempre mi veniva chiesto di dimostrare che ero preparata sugli argomenti di cui si stava parlando, come se fossi ancora una studentess­a».

Chiara Appendino ha chiuso con la politica?

«Niente affatto. Continuerò. Esistono tanti modi per farlo. In questi cinque anni ho imparato che si fa politica con il linguaggio, con il proprio comportame­nto, con l’uso che fai del tuo ruolo. Non mi faccio nessuna domanda sul mio futuro. Non ho tempo. Sono sindaca di città ancora in pandemia, e tra cinque mesi divento madre per la seconda volta». A proposito…

«È un maschio. Il nome lo sceglierà Sara».

Su me e Raggi in questi anni ho visto un mix di pregiudizi

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La sindaca M5S di Torino Chiara Appendino, 36 anni, non correrà per il secondo mandato
La scelta La sindaca M5S di Torino Chiara Appendino, 36 anni, non correrà per il secondo mandato
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La vittoria Il 19 giugno 2016 la M5S Chiara Appendino vince il ballottagg­io contro l’uscente Piero Fassino: «È un’occasione irripetibi­le»
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Il sostegno Venerdì alla Farnesina con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che di lei ha detto: «Continuerà a dare un grosso contributo»

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