Una molotov lanciata in casa e quel bimbo tra le fiamme L’odio è nelle strade di Jaffa
La comunità araba: la polizia cede all’estrema destra
Gli assalitori si muovono al buio, i cappucci delle felpe tirati sulla testa illuminati dalla luce dei pochi lampioni. Tra le vie strette di Adjami, una casa guarda sull’altra, le finestre restano aperte in queste notti di maggio già calde. I due uomini — ripresi dalle telecamere di sorveglianza — lanciano una molotov al piano terra di un appartamento: lì dentro vivono degli arabi, nemici per queste squadracce che nell’altro vedono solo nemici.
Il fuoco avvolge due fratelli, il più grande ha 12 anni ed è in ospedale sotto sedazione profonda, la sorellina è meno grave. Le prime immagini dopo l’attentato lo mostrano con la canottiera bianca bruciata, la pelle del viso ustionata, lo sguardo disorientato e spaventato di chi si risveglia da un brutto incubo. Invece è la realtà di questo Paese in questi giorni. Il padre racconta che erano seduti sul divano, quando il ragazzino è stato avvolto dalle fiamme lo ha preso e portato in bagno, ha cercato di spegnere il falò che era diventato suo figlio.
Gli scontri e i disordini nelle città dove è più stretta la convivenza tra ebrei e arabi (cittadini israeliani, rappresentano il 20% della popolazione) continuano da lunedì notte, dall’inizio della guerra tra Hamas a Gaza e Israele. A Lod il coprifuoco e il cordone della polizia (nessuno entra dopo le 4 del pomeriggio) non hanno fermato il caos: spari nelle strade, una bomba artigianale tirata a un gruppo di donne ebree, le tombe musulmane devastate, il cimitero ebraico vandalizzato.
Adjami è un quartiere a maggioranza araba in cima a via Yefet, la più ingorgata e vivace di Jaffa, che fa parte della municipalità di Tel Aviv. Prima. Adesso le strade sono deserte, chiuse le bancarelle e i negozi del mercato delle pulci, le saracinesche abbassate sui ristoranti vegani e sui locali che preparano l’hummus, la crema di ceci che arabi ed ebrei considerano il «loro» piatto nazionale ma sono disposti a condividerne l’orgoglio. Prima.
Ad Adjami procede da anni quella che gli urbanisti chiamano gentrificazione: gli abitanti arabi sono stati progressivamente estromessi dalla zona. Non è questione di nazionalismo: soldi, affari, speculazioni in un’area che si affaccia sul Mediterraneo e che i palazzinari possono ora
sfruttare più della densissima Tel Aviv. I posti di blocco con le volanti cominciano in basso, alla piazza con la Torre dell’orologio celebre tra i turisti, il centro di Jaffa resta bloccato a chi viene da fuori. Qualche centinaio di persone si è ritrovato alle 5 del pomeriggio per protestare contro la violenza e accusare la polizia di non fare abbastanza: gli investigatori non hanno ancora arrestato nessuno per l’attacco con le molotov e non escludono che possa essere stata opera di arabi, sarebbero stati convinti che nella casa vivesse una famiglia ebrea. «Non resteremo in silenzio di fronte a un’altra Nakba», la catastrofe, così i palestinesi chiamano la nascita di Israele il 14 maggio di 73 anni fa.
Attorno le strade sono deserte in un sabato che se fosse normale sarebbe difficile muoversi. Restano le carcasse delle auto bruciate e i giovani arabi che controllano gli incroci per fermare chi non riconoscono. «Meglio non venire qui la notte, se non ci abiti già», avverte un residente. Kobi Shabtai, il capo della polizia, ha accusato «dell’intifada interna» quell’Itamar BenGvir del quale il premier Benjamin Netanyahu ha bisogno per restare al potere. L’erede ideologico di Meir Kahane, il cui partito era stato bandito dalla Knesset per il razzismo anti-arabo, aizza le bande di ultranazionalisti ebrei.
Un altro video girato a Jaffa mostra un gruppo con giubbotti antiproiettile e granate assordanti appese al petto: pattugliano le vie di Jaffa, hanno toppe con il simbolo del Punisher (il personaggio della Marvel adottato dalle forze speciali americane) sulla bandiera israeliana. Qualcuno dice che sono parte della polizia: potrebbe trattarsi — commenta un ex membro delle unità d’élite israeliane — di ex agenti che hanno deciso di trasformarsi in vigilantes. Come il Punisher.