Novanta giorni per studiare ghiacci e rumori
Lo sbarco del rover Zhurong nella pianura di vicino alla scogliera di un antico oceano, dimostra le elevate capacità tecnologiche raggiunte dagli scienziati cinesi. Maturate con le recenti missioni automatiche sulla Luna, l’arrivo sulla superficie marziana rappresentava tuttavia una sfida ben più rilevante: metà delle 49 missioni finora inviate da Stati Uniti e Russia dagli anni Sessanta sono fallite. Per lo sbarco bisognava padroneggiare la costruzione di paracadute supersonici, il buon funzionamento di razzi frenanti ma in particolare un sistema di navigazione e controllo automatico capace di garantire un ammartaggio soffice. Questa operazione era aiutata da un apparato che scandagliava il suolo negli ultimi metri e comandava lo spostamento del veicolo se la traiettoria lo portava in un’area rischiosa. Lo stesso tipo di strumento era stato impiegato per la prima volta anche dal rover Perseverance della Nasa giunto nel febbraio scorso. Zhurong, della taglia analoga allo Spirit della Nasa del 2004, è alimentato da celle solari e assieme al veicolo madre Tianwen-1 rimasto in orbita, ha soprattutto l’obiettivo di studiare i ghiacci marziani. Per questo entrambi sono dotati di radar che scandaglieranno le calotte polari con ghiaccio d’acqua e di anidride carbonica ma anche quello esistente nei primi strati del sottosuolo perché, hanno sottolineato gli scienziati cinesi, rappresenta una preziosa risorsa per future missioni. Nei novanta giorni previsti della missione il rover con un raggio laser vaporizzerà le rocce ritenute interessanti per rilevarne i componenti con uno spettroscopio realizzato assieme agli scienziati francesi. Uno strumento analogo è utilizzato da Curiosity e Perseverance della Nasa. Zhurong trasmetterà inoltre informazioni meteorologiche raccogliendo pure i rumori circostanti. Gli scienziati dell’agenzia spaziale di Pechino hanno sottolineato che i dati raccolti saranno distribuiti alla comunità internazionale.