I neomelodici nel mirino dell’Antimafia per «apologia»
Cantanti neomelodici nel mirino dell’Antimafia. Con un ddl che introduce l’apologia della mafia. E tra i diretti interessati c’è chi non dice no. Come Niko Pandetta, neomelodico catanese al centro di polemiche per aver dedicato una canzone allo zio, boss al 41 bis. «Ho fatto mille sbagli e ho pagato, ma sono cambiato — dice all’Ansa —. Con certe stupidaggini ho chiuso: vorrò sempre bene a mio zio perché mi ha aiutato, ma non scrivo più canzoni del genere». Oggi Niko dice di cantare l’amore e pensa «che Falcone e Borsellino siano state due persone perbene che si sono sacrificate per tutti noi». La proposta di legge prevede una modifica dell’articolo 414 del codice penale, introducendo l’aggravante dell’apologia della mafia. Una norma che potrebbe creare problemi ai
Codice penale
La proposta di legge che introduce l’aggravante per chi inneggia ai clan
neomelodici che inneggiano ai clan nelle loro canzoni. «Se facessero una legge del genere non mi sentirei leso nella mia creatività — dice Pandetta — abbiamo una responsabilità verso chi ci segue». Diverse inchieste hanno appurato che c’è Cosa nostra anche dietro alle feste rionali in cui spopolano i neomelodici. Ma l’idea di una norma come quella in discussione non convince tutti. Gianmauro Costa, autore del libro «Festa di Piazza» sulle commistioni tra certa musica e mafia commenta: «Tutto ciò che è in odore di censura è becero» e parla di «conformismo peggiore della matrice culturale che si combatte. Diversa cosa, ovviamente, è la propaganda criminale». E anche per Gery Ferrara, già pm Antimafia, «si deve stare attenti con i reati connessi alla libertà di espressione artistica anche se altro sono le condotte con esaltazioni di gesta di mafiosi». Legge liberticida? «Nessuna censura alla libertà di pensiero — dice la M5S Stefania Ascari, prima firmataria del ddl — ma uno stop a quelle condotte che superano il limite e quindi equivalgono a manifestazioni di mafiosità».