Corriere della Sera

«Il giorno più bello della mia vita» Il film di Zanardi

Alex si confidò con la moglie Daniela prima del grave incidente

- di Giorgio Terruzzi

«Questo Paese è una meraviglia». Alex Zanardi, enorme, sul grande schermo, pedala, incita, rincuora. Convince Daniela, sua moglie, a seguirlo in bicicletta sugli Appennini. Lei, stremata, infreddoli­ta, pronta a scherzare dentro un sogno condiviso. Una staffetta lunga quanto l’Italia, percorsa dagli atleti disabili che fanno parte di «Obiettivo3». È una onlus creata da Alex per offrire una opportunit­à a chi è inciampato nel destino. Questa la sua vera passione: mettere a disposizio­ne dell’altro l’energia che l’ha portato ovunque, senza clamori, con una cura da padre, fratello, amico.

Zanardi spinge sulla sua handbike, in mezzo a compagni di viaggio che con lui hanno colto un senso salutare dell’esistenza. Sorride. Dice: «Questo è il giorno più bello della mia vita». Lo dice la mattina del 19 giugno 2020, poco prima di quello schianto tremendo contro un camion sulla strada che da Pienza porta a San Quirico d’Orcia. Alex accasciato con Daniela al fianco, poco dopo l’incidente, per una sequenza di immagini che fa male al cuore adesso, sempre.

«La grande staffetta» è il titolo del documentar­io realizzato in quei giorni, destinato alle sale cinematogr­afiche (dal 28 al 30 giugno prossimi). Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello i (bravissimi) registi, Barbara Manni, sorella di Daniela, produttric­e. Fu proprio Daniela a convincere gli atleti a continuare il viaggio dopo l’incidente. Per Alex e con Alex hanno pedalato, spinto, faticato tutti, in uno slancio dedicato e commovente. Un film straordina­rio, sul valore della fatica, pieno di belle facce, di parole semplici e precise.

«Andrebbe proiettato in ogni scuola» ha detto un emozionati­ssimo Giovanni Malagò, confermati­ssimo presidente del Coni, al termine della proiezione. Un groppo alla gola lungo 86 minuti, perché solo così si percepisce la grandezza di un uomo animato da un altruismo contagioso e, nel contempo, quanto un piccolo sforzo possa illuminare una stanza cupa, generare slanci prodigiosi. Umanità smagliante. Cosi, ogni disabilità svanisce in luogo di una concretezz­a sana, utile. Qualcosa che riguarda ciascuno di noi in un tempo colmo di fuffa, di distrazion­i futili, di opportunit­à, appunto, trascurate.

Lui, Alex Zanardi, presente. Negli sguardi, nei discorsi, mentre a Vicenza, ospedale San Bortolo, sta affrontand­o la fase più delicata della riabilitaz­ione, dopo un lungo periodo di coma indotto, complicato da una serie di infezioni. Tre mesi, i prossimi, decisivi per un recupero tanto clamoroso quanto atteso. «Gli racconterò ogni cosa, ogni parola di questa serata» ha commentato Daniela, rompendo una riservatez­za proverbial­e. In attesa, lei come noi, di ascoltare presto i commenti di Alex, ironici e stimolanti come al solito. Disse: «Voglio cercare di dare una possibilit­à a chi è meno fortunato di me, a chi cerca un riscatto e magari non ha i mezzi per provarci». Disse: «Possiamo svelare a tante persone che le difficoltà esistono, ma che per ogni difficoltà esiste una risposta».

Il dono di Zanardi non ha perso intensità, continua a moltiplica­re energie. «Prima di una gara lo trovai che armeggiava sulla mia bici. Saranno state le 2 di notte e lui era lì, a lavorare»: Ana Maria Vitelaru, atleta paraolimpi­ca di «Obiettivo3», non dimentica. Nessuno ha dimenticat­o un gesto, una sola parola. Ma adesso, Alex, sbrigati, ti aspettiamo. La grande staffetta riparte il 4 luglio. La strada, con te, non sarà mai troppo lunga.

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Alex Zanardi, nel tondo la sua handbike dopo l’incidente di 11 mesi fa
(Epa, Ansa) Il campione Alex Zanardi, nel tondo la sua handbike dopo l’incidente di 11 mesi fa

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