IL GESTO DEAMICISIANO DI MIRKO MORTO PER SALVARE LA MADRE
Caro Aldo, da uomo sono rimasto molto turbato dalla storia di Mirko, il ragazzo sardo morto per salvare la madre. Mi è parso di rileggere «Cuore» di De Amicis. Ma quasi mi vergogno a scriverlo, chissà cosa diranno di me… Bruno Guatta Brescia
In questi giorni sono arrivate centinaia di mail per commentare Leopardi, Foscolo e la questione se noi italiani si abbia o no una grande letteratura universalmente riconosciuta. A me pare difficile dare torto ad Antonio Scurati, quando fa notare che non abbiamo — con le eccezioni che confermano la regola — una cultura del romanzo. Tutti ovviamente siamo affezionati ai Promessi Sposi, che è senz’altro un grande romanzo. Il più conosciuto e tradotto all’estero è Pinocchio di Carlo Collodi, che non è considerato un’opera di alta letteratura ma in realtà è bellissima.
Quando eravamo ragazzi, ci facevano ancora leggere Cuore di Edmondo De Amicis. Alcune pagine erano un po’ melense e già parecchio datate, tipo quelle sul re Umberto («è la carezza del re…»). Però insomma quella pedagogia civile, un po’ torinese (anche se De Amicis era nato a Oneglia e aveva studiato a Cuneo), aveva un senso. Si capiva che aveva contribuito a formare gli italiani, prima ancora dell’unificazione linguistica legata alla televisione. Oggi il Risorgimento è fuori moda, e la parola «deamicisiano» ha una connotazione quasi negativa. Proprio per questo mi commuove questo suo ricordo che invece mi piace definire deamicisiano. La retorica è tale quando le parole sono contraddette dai fatti; non quando i fatti le confermano. Mirko è morto per salvare la madre dal suo ex compagno, e questo ci ricorda una cosa importante: la violenza contro le donne è un problema innanzitutto di noi uomini, che le donne le dobbiamo difendere, anche isolando i violenti e facendo loro capire quanto siano vigliacchi. È una questione di sicurezza fisica e di cambiamento culturale. Accettare un «no» o un «basta», un rifiuto o un abbandono. Capire che non si è proprietari del corpo e dell’anima di una donna. Trovare il coraggio di affrontare i violenti e di fermarli, a rischio se necessario della vita. È retorica? No, è carne e sangue.