«Abbiamo trovato noi l’Ercole e lo rivogliamo»
Il 28 luglio 1960 durante la campagna estiva di scavi annuale nel sito archeologico di Alba Fucens, nel comune di Massa d’Albe (L’Aquila), finanziata da Centro Belga di Ricerche Archeologiche in Italia Centrale e Meridionale, fu scoperta la grande statua Ercole Epitrapezios che modificò in modo sostanziale l’importanza del sito. Io, adolescente, ero presente. Molti accorsero a veder la scoperta. Tra loro il parroco don Vittorio. Prete pittore di grande cultura si rese conto subito di cosa significasse quella scoperta per il paese. In loco non c’era museo o locale idoneo alla conservazione, e fu deciso che dovesse essere spostata. Il curato convocò gli anziani del paese e suggerì loro di sbarrare con carri e buoi l’unica strada di accesso al paese altrimenti, «Ercole avrebbe preso il volo». Ma la gente la cui unica preoccupazione era metter insieme il pranzo con la cena non fu in grado di capire, ed Ercole prese il volo per il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, dove è tuttora conservato. La novità è che fra pochi mesi aprirà in loco un nuovissimo museo che conterrà i reperti raccolti nel sito in tutti questi anni. Fatta eccezione per la Statua di Ercole ormai «storicizzata», a detta dei responsabili, dai sessant’anni trascorsi nel citato museo, dato che i duemila trascorsi altrove non vengono presi in considerazione, inoltre sarebbe inamovibile perché «murata».
Ma io voglio continuare a credere nel volo di ritorno di Ercole Epitrapezios.