I Nomadi: «Un omaggio a quel fuoriclasse di Augusto»
«Anche quando i vinili erano usciti di produzione io chiedevo autorizzazione alla casa discografica per stamparne una tiratura limitata per me e per regalarle agli amici». È uscito un nuovo album dei Nomadi, si intitola «Solo esseri umani», ha un vinile ufficiale e Beppe Carletti spera di celebrare con un altro ellepi il traguardo dei 60 anni di carriera che arriverà nel 2023. «Spero che la salute mi conservi: non siamo mai stati i più bravi o i numero 1, ma di sicuro siamo stati i più coerenti» dice il fondatore della band.
Un album nato con tempi insolitamente lunghi per i Nomadi: «Siamo stati 4 mesi in studio, pasti consegnati e tamponi frequenti, visto che non si poteva fare altro. Faccio concerti da 58 anni, per me è stato surreale stare a casa, un anno e mezzo di vita rubata lo considero». Sono pronti a ripartire. Il 30 maggio a Feltre saranno i primi a riaccendere un palco: «L’anno scorso eravamo riusciti a fare 16 date d’estate nonostante le restrizioni. Vedevi la gioia negli occhi della gente. E spero sia così anche quest’anno».
E, nel disco, dedica una canzone ad Augusto Daolio, l’altro fondatore, scomparso nel 1992 «Il segno del fuoriclasse»: «Dopo 28 anni sono riuscito ad affrontare il tema». La malattia di Augusto e gli ultimi giorni sono scolpiti nei ricordi di Carletti. «Lui viveva di palco e il medico ci disse “più sale sul palco più vive”. L’ultimo concerto fu a Masone, in Liguria, dovevamo poi andare in Calabria. Augusto ormai doveva essere accompagnato sotto braccio, ma quella volta inciampò e decidemmo di non andare in scena. Mi chiamò sul palco Mara Venier e mi scusai».