Corriere della Sera

Il Papa e l’Onu: tregua Netanyahu: non è finita

- di Davide Frattini Akram, Olimpio

Non si placa il conflitto in Medio Oriente. Cresce la pressione internazio­nale. «Cessate il fuoco» invoca l’Onu. E chiede la pace anche papa Francesco.

Mi svegliano le urla dei colleghi. Sono quasi le 14 e sto riposando al piano superiore dell’Associated

Press, il nostro ufficio dal 2006. I miei orari: dormire al mattino e lavorare di notte. Corro giù. I colleghi indossano l’elmetto, urlano: «Fuori, fuori». Uno mi dice: «Hai dieci minuti». Afferro il laptop. Un’occhiata intorno, a quello che è stato per anni il mio posto di lavoro. Oggetti, ricordi di persone care. Prendo qualcosa: un piatto con la foto della mia famiglia, una tazza regalo di mia figlia, che dal 2017 vive con la sorella e mia moglie al sicuro in Canada. Sono l’ultimo rimasto, nel giorno più inquietant­e, nel luogo dove sono nato e cresciuto e dove ancora vivono mia madre, i miei fratelli. Venerdì un raid ha distrutto la casetta di campagna della mia famiglia nel nord della Striscia. Adesso tocca al mio posto di lavoro, il palazzo con gli uffici di Ap e Al Jazeera. Faccio di corsa 11 piani di scale fino al parcheggio sotterrane­o. La mia è l’unica auto rimasta. Schizzo via.

Quando sono a circa 400 metri, mi fermo e scendo. Ci sono altri colleghi. C’è anche il proprietar­io della Torre, al telefono con gli israeliani. Chiede più tempo. No, rispondono: «Torna a controllar­e che non sia rimasto nessuno. Dieci minuti. Ti conviene sbrigarti». Penso alle famiglie che vivevano agli ultimi cinque piani. Dove andranno ora?

Succede nel giro di otto minuti: prima gli attacchi dei droni, poi tre missili dai caccia F-16. Sembra un sacchetto di patatine fritte a cui qualcuno ha dato un pugno dall’alto. Il cielo trema. Una nuvola di polvere. Ho ancora in tasca la chiave di un posto che non esiste più. Avrei voluto salvare il registrato­re a cassette di quando a 20 anni ho cominciato a fare questo mestiere. Rimango un po’ lì a guardare. Poi penso che la priorità non siamo noi, ci sono le storie degli altri da raccontare. Come sempre, il mondo intorno trema, e tocca a noi cercare di spiegare come.

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La «Torre dei giornalist­i»
Raid La «Torre dei giornalist­i»

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