Ci sono video del disastro «Guasto a 5 metri dall’arrivo» L’INCHIESTA
Nelle immagini si vede l’addetto che si prepara ad aprire il cancelletto, poi la cabina inverte la sua corsa all’improvviso Si indaga sul cavo tranciato e sui freni mai entrati in azione Per ora l’inchiesta è contro ignoti, si valuta il reato di disastro
La tragedia della funivia Stresa-Mottarone è stata ripresa dalle telecamere dell’impianto: a 5 metri dall’arrivo il guasto con la fune che si spezza. Al vaglio dei pm l’allarme sulla tratta lanciato sei anni fa.
La cabina arriva a pochi metri dalla stazione di monte della funivia del Mottarone, rallenta mentre l’operatore si prepara ad aprire il cancelletto che dovrà consentire ai passeggeri di uscire. Poi il rumore secco e forte della fune traente che si spezza, schizza in alto e poi in basso come una frusta impazzita, e la cabina, che non è ancora entrata nella stazione, che riprende la corsa all’incontrario sparendo rapidamente dalla visuale: sono le immagini drammatiche degli attimi della tragedia del Mottarone registrati dalle telecamere di sorveglianza e sequestrate nelle indagini sulla tragedia che domenica ha spezzato la vita di 14 persone.
Gli inquirenti cercheranno di trovare anche in quei fotogrammi le risposte alle domande ancora in sospeso. Le telecamere sono puntate sulla zona dell’arrivo delle cabine con diverse angolazioni. Sono fotogrammi molto forti, assicura chi ha potuto osservarli. Nell’audio, oltre al colpo forte e netto, non si distinguerebbero le voci dei passeggeri terrorizzati che sono ancora chiusi all’interno, o più probabilmente le loro grida disperate. Si vede, però, l’addetto che fa un balzo all’indietro.
Sarà la consulenza tecnica che presto verrà disposta dal Procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi e dal sostituto Laura Carrera a dire cosa è accaduto. I pm affideranno l’incarico ad un collegio di tecnici del Politecnico di Torino. Bisognerà esaminare l’intera funivia che ora è sequestrata con tutta la documentazione tecnica e amministrativa. «Qualunque ipotesi sarà valutata. Perché si è spezzata la fune traente? Perché i freni di emergenza non hanno funzionato? Usura dei materiali, un guasto improvviso causato da qualcosa di esterno? Sono questi gli interrogativi ai quali dobbiamo dare una risposta», dice Bossi mentre nel suo ufficio è tutto un via vai di carabinieri che da domenica lavorano senza sosta. Al momento l’indagine per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime resta contro ignoti, ma procuratore e pm stanno valutando anche l’ipotesi del disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti. I primi indagati potrebbero arrivare molto presto, sicuramente dopo che i Carabinieri della compagnia di Verbania avranno disegnato quello che Bossi definisce «un quadro chiaro delle competenze», quindi delle responsabilità. Infatti, non è ancora chiaro se la proprietà, al centro di un passaggio che non si capisce se sia stato formalizzato, sia del Comune di Stresa o della
Regione, come dice il sindaco Marcella Severino. Ci sono poi il gestore Ferrovie del Mottarone, la società che ha eseguito l’ammodernamento nel 2016, l’azienda che certifica annualmente la funzionalità delle strutture funiviarie e trasmette le relazioni al ministero delle Infrastrutture, quella che si occupa della manutenzione ordinaria e straordinaria (la Leitner ha comunicato di aver fatto tutte le verifiche, il 3 maggio le ultime ai freni) e, infine, gli operatori che lavoravano al momento dell’incidente. Il procuratore è consapevole che «servirà molto tempo per chiarire ogni aspetto della tragedia». Anche solo per le difficoltà di recuperare i rottami della cabina che si trovano in una zona impervia e permettere gli esami dei tecnici. «Noi — assicura — cercheremo di dare una risposta completa nel più breve tempo possibile».
Negli atti dell’indagine da ieri c’è anche una lettera di un’azienda di Milano che nel 2015 denunciava «gravi danni strutturali» con rischio di «conseguenze e pericolo a persone e cose» nella stazione di monte che, riletta all’indomani della tragedia, ha il sapore amaro di un macabro presagio di sventura. «Le strutture sono state collaudate nel 2016», rispondono le Ferrovie del Mottarone. La stazione è anche stata ristrutturata lo scorso anno. Quando nel 2014 il riammodernamento previsto dopo 40 anni di vita della funivia (più quattro di proroghe) viene riaffidato da un ente della Regione Piemonte alla Ferrovie, la Alfar di Milano insorge. È stata esclusa dalla gara d’appalto e, pur non presentando un ricorso formale, chiede che l’assegnazione dei lavori venga revocata per irregolarità amministrative. Nel farlo premette, dopo che i propri tecnici hanno fatto sopralluoghi fotografando le strutture, che a 1.385 metri di quota sono emersi seri problemi strutturali. La lettera è stata trasmessa agli inquirenti dal legale della Alfar, l’avvocato Ferdinando Paglia di Como, il quale spiega che, esaminando la questione solo sul piano amministrativo, la società della Regione che aveva in carico le procedure dell’appalto rispose che la richiesta veniva rigettata perché «generica e priva di fondamento». «Non abbiamo alcun interesse a speculare su quello che è accaduto, ma solo a fare il nostro dovere civico dopo questo immane incidente», precisa, anche perché, chiosa, «nel frattempo tutto potrebbe essere stato riparato». Gli investigatori dovranno lavorare per accertare se i rischi segnalati nel 2015 erano ancora presenti al momento del disastro. «Per quanto ci risulta, tutti gli impianti elettrici e meccanici sono stati rifatti nel 2016 e le stazioni sono state collaudate secondo le disposizioni di legge», dichiara l’avvocato Pasquale Pantano, legale della Ferrovie del Mottarone e del titolare, Gigi Nerini. «È molto provato», riferisce Pantano.
L’incarico di condurre gli accertamenti tecnici andrà a ingegneri del Politecnico di Torino