Corriere della Sera

«Grillo? Non urlavo Io avevo paura»

La ricostruzi­one della vittima davanti ai pm. «In quei momenti mi sono sentita morire»

- di Giusi Fasano

Voleva urlare, ma la voce non le usciva. «Io avevo paura», dice al pm la ragazza che accusa Ciro Grillo di stupro.

«Cioè, mi è venuto in mente di urlare, non è che non mi è venuto in mente, ma non riuscivo».

La ragazza che parla sta rispondend­o alle domande del procurator­e capo di tempio Pausania Gregorio Capasso e della sua sostituta Laura Bassani. È il racconto di una violenza sessuale. Non riusciva a urlare, dice. «E perché non riuscivi?» chiedono loro. «Perché, cioè, ero... più concentrat­a a tirarlo via o comunque... sì, poi c’erano anche gli altri.. ero in una situazione un po’ che mi vergognavo... Non lo so... mi sentivo...».

«Diciamo che non ce l’hai fatta», deduce il procurator­e.

Il racconto continua. Il presunto stupratore — annotano gli inquirenti — ha abusato di lei prima in una camera e poi nel bagno. Lei dice che ha provato a scappare ma che davanti alla camera (senza porta) c’erano gli altri tre ragazzi della compagnia che «mi hanno fatto tipo da barriera».

Quindi — è il resoconto del verbale — il ragazzo che aveva abusato di lei la trascina in bagno e continua a porta chiusa. Il procurator­e torna sul punto: «E anche lì... cioè, non... non sei riuscita a reagire?... Anche richiamand­o l’attenzione...». «No... c’era una confusione allucinant­e».

Quello che racconta la ragazza è una violenza sessuale di gruppo in Sardegna, a casa di Ciro Grillo, il figlio di Beppe, garante dei Cinque Stelle. La storia che finisce nel verbale dice questo: che lei è stata violentata prima da Francesco Corsiglia e poi — in un secondo momento, dopo un paio d’ore — da Ciro, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta, tutti genovesi e amici da sempre. I fatti sono del 17 luglio 2019. In casa c’era anche l’amica di lei, Roberta, che dormiva mentre tutto accadeva.

Nella sua prima deposizion­e la ragazza — Silvia — aveva come disegnato lo sfondo di un quadro. Con il passare dei mesi e delle indagini — ora che è il 17 febbraio 2020 — il procurator­e e la pm la risentono e insistono sui punti allora non chiariti. Che poi sono i punti più facilmente attaccabil­i dalle difese dei quattro ragazzi. Per esempio alcuni comportame­nti di lei all’apparenza illogici. Perché non ha reagito, gridato, telefonato? Insomma: perché non ha chiesto aiuto o non è fuggita durante le violenze e, soprattutt­o, fra il primo e il secondo episodio? E lei a rispondere che «io in quel momento mi sentivo quasi come arresa... quando camminavo non sentivo i piedi per terra». Oppure: non è scappata perché «prendi e te ne vai... sì, ok. Però io avevo sotto la mia responsabi­lità Roberta, perché era mia ospite in Sardegna, no?». Quando parla del fatto che la costrinser­o a bere vodka, per dire («Uno mi ha preso per i capelli e mi hanno messo la bottiglia in bocca») la pm obietta: «E tu le mani dove ce le avevi?». «Le mani ce l’ho giù. No eee... non ho reagito». «Come mai?». «Mi sono lasciata andare... un po’ per paura... un po’... perché non ci capivo più niente... non capivo veramente cosa mi stesse succedendo... una serata così confusa non l’ho mai vista. Cioè, non lo so sinceramen­te. In quel momento mi volevo lasciar andare e... non so, mi sentivo morire... dentro... vuota completame­nte. In più, cioè ero come... lascia fare quello che vogliono... non ce la faccio più a reagire». In un altro punto del verbale spiega che «poi ero anche terrorizza­ta, non sapevo cosa stesse succedendo, obiettivam­ente non te l’aspetti una cosa del genere».

I magistrati le fanno notare dettagli che lei ha omesso e che hanno raccontato i suoi amici. Per esempio il bacio con Ciro in discoteca, al Billionair­e. «No, non è vero» reagisce Silvia. Poi ammette, «Sì, un flirt». Le chiedono anche di Francesco, il ragazzo che lei dice l’ha violentata per primo. «A tavola dov’eri seduta, te lo ricordi?». «Mi ero messa tipo in braccio a Francesco, un attimo, però». «Ma sai» replica il procurator­e, «noi... a volte i maschietti sono un po’...». E lei: «Sì, vabbè, ma ho sempre messo bene in chiaro cosa volessi e cosa no».

Alla fine Silvia passa questa specie di «esame», si va verso la richiesta di rinvio a giudizio per i ragazzi, anche se i tempi si allungano perché i difensori di tre di loro hanno chiesto un nuovo interrogat­orio.

Mi sono lasciata andare un po’ per paura un po’... perché non ci capivo più niente... non capivo veramente cosa mi stesse succedendo Una serata così confusa non l’ho mai vista

Ero come: lascia fare quello che vogliono non ce la faccio più a reagire... Ero anche terrorizza­ta, non sapevo cosa stesse succedendo, obiettivam­ente non te l’aspetti una cosa del genere

La richiesta di rinvio a giudizio slitta: i legali di Grillo hanno chiesto un altro interrogat­orio

 ?? (Foto Ansa) ?? Indagato Ciro Grillo, 20 anni, figlio del fondatore e garante del Movimento 5 Stelle Beppe
(Foto Ansa) Indagato Ciro Grillo, 20 anni, figlio del fondatore e garante del Movimento 5 Stelle Beppe

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