Giallo sul «forchettone» I freni erano disattivati?
Su una cosa tutti sembrano concordare: la rottura della fune, quella che chiamano traente perché traina le cabine della funivia su e giù per la montagna. Rottura rarissima, sulle cui cause indagheranno periti e Procura. Il mistero riguarda invece il sistema frenante. Cioè, per quale ragione dopo la caduta della fune non si è attivato il freno automatico che avrebbe fermato la cabina tenendola agganciata al cavo fisso? Se avesse funzionato il disastro si sarebbe evitato, perché la cabina non avrebbe preso a correre veloce e incontrollata verso valle finendo per scarrucolare e precipitare una volta giunta al primo pilone.
E qui gli esperti e chi conosce l’impianto fanno varie ipotesi, da quella più banale che tira in ballo le pastiglie dei freni consumate a quella più sconosciuta ai profani: il cosiddetto forchettone. Si tratta di un elemento in ferro che tiene sempre aperte le ganasce del freno, impedendone l’attivazione in caso di necessità. Il forchettone si usa normalmente quando le cabine sono vuote e viene fatto un giro di prova senza vetturino per vedere se tutto funziona bene. In questo modo il gestore evita perdite di tempo nel caso in cui scatti il freno bloccando la cabina in mezzo al percorso, costringendo un operatore ad andare sul posto per disattivarlo. Succede per esempio quando salta la corrente o si verifica un guasto del sistema idraulico. Se c’è il forchettone, la vettura scende ugualmente. Se non c’è bisogna andarla a sbloccare ed è una complicazione. Tutto ciò a cabine vuote.
Ma con la gente a bordo il blocco dev’essere tolto, in modo che il freno sia in grado di funzionare all’occorrenza. Se poi l’occorrenza è un evento eccezionale come la rottura del cavo