Corriere della Sera

Perché la fune si può spezzare e come agisce il sistema di emergenza

- di Alessio Ribaudo

1 Per la Procura di Verbania la fune traente della funivia di Stresa-AlpinoMott­arone si è rotta. Com’è possibile?

«Raramente a provocare tragedie è una causa sola — spiega Gianpaolo Rosati, docente di Tecnica delle costruzion­i al Politecnic­o di Milano — ma sarà la perizia a stabilire i motivi esatti che hanno generato l’incidente. Per concetti generali, la fune traente è molto resistente ma, allo stesso tempo, è delicata e può rompersi per motivi ben precisi. Uno è il difetto di resistenza».

2 Cos’è il difetto di resistenza che può aver fatto cedere la fune traente?

Accade quando all’interno del cavo c’è un processo di corrosione o può essere causato da morsetti di ancoraggio al carrello della cabina. Può succedere che la fune si rompa per eccesso di sforzo o sollecitaz­ione. «Bisognerà capire se questa fune — dice Rosati — si sia strappata per un deficit di resistenza o per altre cause».

3 Quali potrebbero essere le altre cause?

«L’argano ha potuto sottoporre la fune a uno sforzo superiore alle sue capacità», prosegue Rosati, che fu uno dei periti del Tribunale di Genova sul ponte Morandi. «Per esempio: se si blocca la ruota a valle, quella a monte continua a tirare la fune traente ed è come quando in laboratori­o facciamo le prove di trazione per capire quale sia il punto di rottura. Ripeto, sono ipotesi di scuola».

4 Ci sono sistemi di emergenza che intervengo­no in caso di rotture?

Sì, sia nelle funivie più datate sia in quelle moderne. Di solito, c’è un dispositiv­o che al venir meno dello sforzo della fune traente fa chiudere delle ganasce che fermano la cabina sulla fune portante. Bisognerà studiare l’impianto per poter dire che cosa non ha funzionato. Le ipotesi non mancano. «Se, ad esempio, il cavo traente fosse finito tra le ruote del carrello e la portante — riflette Rosati — potrebbe essere stato tranciato dalle ruote stesse».

5 Perché i sistemi di emergenza non sono intervenut­i?

Lo stabilirà la perizia. Ma ci sono delle ipotesi. «Una è che la cabina sia scarrellat­a — argomenta il docente — fuori dalla fune

portante e, a quel punto, c’era la sola fune traente a sostenerla. Ci potrebbe essere stato un effetto simile a un colpo di frusta e, in questo caso, il freno d’emergenza potrebbe essere stato ingannato e non è intervenut­o». 6 La capienza delle cabine, causa Covid, era stata ridotta da 40 a 15 ospiti: le funi non dovevano essere meno sollecitat­e?

Nei fenomeni di fatica non sempre la rottura avviene per il superament­o del carico nominale massimo ma può avvenire anche a livelli di carico più basso. Perciò queste infrastrut­ture sono molto delicate da gestire e va rispettata la manutenzio­ne giornalier­a, ordinaria e straordina­ria. 7

A quali controlli sono sottoposte?

Tutti gli impianti sono collaudati prima della messa in esercizio e, ogni 5 anni, c’è una revisione che può prevedere la sostituzio­ne di elementi costruttiv­i, organi meccanici e componenti elettrici. Poi c’è il controllo sullo stato di conservazi­one degli azionament­i principali, di riserva, di soccorso o recupero. Tra il ventesimo e il quarantesi­mo anno c’è la revisione generale. Infine, ogni

impianto ha un direttore di esercizio che controlla l’infrastrut­tura per tutta la stagione. 8 Sulle funi ci sono controlli particolar­i?

Sì, è prevista anche una magnetosco­pia. «È una sorta di radiografi­a — dice Rosati — che mostra lo stato di salute dei cavi in modo da capire se vanno bene o vanno sostituiti». 9

Ma le funivie in Italia sono sicure?

«Non esiste un’infrastrut­tura sicura al 100% perché si stima che la probabilit­à di collasso sia di 1 su un milione. L’aleatoriet­à c’è ma è molto improbabil­e se sono assolte tutte le verifiche sia in fase di progetto sia di piano di manutenzio­ne che va rispettato alla lettera: qui entra in gioco il fattore umano». 10

Quanto incide il «fattore umano» nelle tragedie?

«Le perizie spesso fanno emergere quanto sia determinan­te: anche al 70%. Non posso escluderlo — conclude Rosati — neanche per la funivia di Stresa. In Italia non mancano certo le regole, anzi ce ne sono sin troppe e danno luogo a situazioni paradossal­i di rimpallo di responsabi­lità».

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