Corriere della Sera

Stretta dall’Alto Adige alla Sicilia «Così verificher­emo la sicurezza»

Il governo: ispezioni ad hoc anche sui parchi tematici Prorogate di dodici mesi tutte le attività di revisione A giorni il confronto nella Conferenza Stato-Regioni

- Fabrizio Caccia

E adesso? Dopo la tragedia del Mottarone, da nord a sud si corre ai ripari. L’estate è alle porte e dopo il lungo lockdown i rischi legati alle riaperture sono tanti. Il governo sta già valutando dove e come ordinare ispezioni e controlli su impianti di risalita e parchi tematici. Il dramma di Stresa ha accelerato i tempi: nel decreto Cura Italia è stato inserito un emendament­o per prorogare di dodici mesi tutte le attività di revisione. A giorni se ne parlerà anche in sede di Conferenza Stato-Regioni.

«Faccio un appello al premier Draghi — dice Daniel Alfreider, assessore alle Infrastrut­ture dell’Alto Adige —. La mobilità funiviaria è essenzialm­ente elettrica e allora perché non prevedere una quota del Recovey Fund per investire proprio sulla sicurezza di questi impianti? I nostri controlli da sempre sono e restano ferrei, ma le revisioni costano e spesso dobbiamo supportare anche tante piccole società di gestione».

L’allarme è generale. Il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, d’intesa con il suo assessore ai Trasporti, Marco Falcone, ha già ordinato «una verifica straordina­ria e approfondi­ta di tutti gli impianti a fune attualment­e in funzione», a gestione pubblica o privata: nel mirino, le quattro

La richiesta di verifiche funivie di Erice, Taormina, dell’Etna e delle Madonie.

«Vogliamo che venga compiuto ogni controllo possibile per garantire la sicurezza dei fruitori — scrive Musumeci ai Comuni interessat­i oltreché all’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero —. Qualora ciò non dovesse verificars­i in via tempestiva, siamo anche pronti a valutare il permanere delle autorizzaz­ioni». E malgrado dopo il lockdown non abbia più riaperto, saranno revisionat­i ora anche tutti gli scivoli del gigantesco parco acquatico di Etnaland, il più grande del Sud Italia.

Da Nord a Sud, dicevamo. Il governator­e del Molise, Donato Toma, a febbraio scorso («Siamo stati i primi», rivendica con orgoglio) finanziò con una delibera da quasi 3 milioni di euro la manutenzio­ne straordina­ria degli impianti di risalita di Campitello Matese e Capracotta. In Valle d’Aosta, l’assessore allo Sviluppo Luigi Bertschy ha appena incontrato i tecnici dell’Avif, l’associazio­ne valdostana impianti a fune. Ieri ha riaperto la spettacola­re Skyway del Monte Bianco, «la funivia per toccare il tetto d’Europa», come recita la brochure della società di gestione. E domani toccherà alle piste di Cervinia con le tre seggiovie Plan Maison, Fornet e Bontadini, finalmente al risveglio dopo il lungo sonno. Per questo, in collaboraz­ione con le altre Regioni alpine, l’amministra­zione valdostana sta lavorando alla revisione del protocollo per la gestione in sicurezza del trasporto: solo in Valle d’Aosta gli impianti a fune sono 114, tra funivie, seggiovie, sciovie e telecabine a cui si aggiungono strutture più piccole come i tapis roulant. «Durante il lockdown la fruizione del servizio è stata sospesa ovunque — dicono in Regione — ma la manutenzio­ne è proseguita regolarmen­te e adesso in vista delle riaperture si procede ad effettuare i controlli prima della ripresa di ogni attività».

Solo in Valle d’Aosta i sistemi di risalita che funzionano a fune sono centoquatt­ordici

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I vigili del fuoco davanti ai rottami della funivia precipitat­a domenica
(Ansa/Fotogramma) Sul campo I vigili del fuoco davanti ai rottami della funivia precipitat­a domenica

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