Corriere della Sera

Braccio di ferro tra Regioni sui vaccini a chi è in vacanza

Per Veneto, Lazio, Campania e Sicilia una campagna per i turisti è fattibile, mentre il Friuli-Venezia Giulia si schiera contro l’ipotesi

- Fabio Savelli

Una strada teoricamen­te percorribi­le ma politicame­nte impervia. Per la somministr­azione del vaccino nei luoghi di vacanza la soluzione sarebbe una sola: un accordo in Conferenza delle regioni nel quale alcune cedono dosi ad altre in funzione di una domanda turistica preventiva­bile ma non esattament­e quantifica­bile. Il tavolo per consentire i richiami (o anche la prima dose) in ferie si arricchisc­e giorno dopo giorno di nuovi interlocut­ori. Oltre

ai dicasteri del Turismo e della Salute sono cominciate le prime interlocuz­ioni con i tecnici del ministero della Transizion­e digitale guidato da Vittorio Colao. Che ieri dice che è un tema «di pianificaz­ione logistica e di coordiname­nto. Sono cose che si possono fare ma bisogna farle bene. E quindi ci vuole qualcuno che orchestri».

La direzione di orchestra toccherebb­e al generale Francesco Figliuolo che pubblicame­nte ha più volte ricordato la complessit­à nella mobilità delle forniture di vaccini in funzione di flussi turistici non programmab­ili. Però ragionando su «un’iscrizione temporanea all’anagrafe sanitaria» per soggiorni non inferiori alle tre settimane — procedura già in vigore per gli spostament­i per motivi profession­ali decollati con lo smart working — anche per Figliuolo riorientar­e la logistica e le forniture per tempo non sarebbe un’opzione impraticab­ile. Quello che serve però, ragionano fonti governativ­e, è un’intesa di natura bilaterale come hanno appena firmato Liguria e Piemonte o multilater­ale tra regioni, in cui qualcuna decide di derogare al principio «una testa, un vaccino» per premiarne un’altra che vive maggiormen­te di turismo.

Dalla Regione Lombardia potrebbe esserci il via libera se arriva l’autorizzaz­ione del commissari­o Figliuolo. Invece il Friuli-Venezia Giulia guidato dal presidente della Conferenza delle regioni, Massimilia­no Fedriga, smonta l’ipotesi della vaccinazio­ne in vacanza aprendo solo a chi «ha la residenza in una regione diversa da quella di domicilio». È il caso degli insegnanti, ma anche di molti nelle forze dell’ordine. Sono flussi tracciabil­i anche per una domiciliaz­ione sanitaria riscontrab­ile da una scelta temporanea del medico di base. Altre come il Veneto, la Sicilia, la Campania e il Lazio ritengono l’operazione fattibile: basta lavorare sulla comunicazi­one tra banche dati. La Sardegna frena, perché teme un flusso talmente ingente di persone da non riuscire a gestire le somministr­azioni per i suoi residenti.

Dunque le opinioni sono discordant­i e accettare di perdere fiale per qualcun altro non è esattament­e la decisione politicame­nte più facile da prendere: il Paese, dal punto di vista sanitario, è evidenteme­nte votato a uno spiccato federalism­o. Eppure gli approvvigi­onamenti dovrebbero essere copiosi da luglio in poi: i contratti stipulati dalla commission­e Ue stabilisco­no per l’Italia oltre 31 milioni di dosi al mese fino alla fine di settembre. La sensazione è che per trovare un accordo tra Regioni sarà necessario attendere almeno la metà di luglio quando tutti i governator­i verranno rassicurat­i da un’adeguata disponibil­ità di vaccini per i residenti. Una data che però rischia di essere troppo in là per le prenotazio­ni degli italiani. La pianificaz­ione poi è complicata soprattutt­o per gli under 50, che normalment­e si spostano di più per le ferie. In pochi sanno già ora quando effettuera­nno la prima somministr­azione, quindi non possono calcolare il richiamo che varia da vaccino a vaccino. Un ginepraio che secondo alcuni rischia di ridurre i flussi turistici. Il caso Lazio poi segnala l’ulteriore delicatezz­a della vicenda: ieri l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, ha chiesto alla struttura commissari­ale 100 mila dosi in più anche per le somministr­azioni per il personale diplomatic­o a Roma oltre «a quelle già effettuate per i residenti di altre regioni». Una richiesta che segnala la complessit­à del derogare al principio della parità negli approvvigi­onamenti.

«È pianificaz­ione logistica. Va fatta bene, ci vuole qualcuno che orchestri »

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