Il blocco dei licenziamenti scade alla fine di giugno Si allunga a dicembre per chi usa la Cig gratuita
Il nodo della governance ROMA del Recovery, che aveva contribuito a strozzare il governo Conte, è stato sciolto in poco più di mezz’ora. Un esponente dell’esecutivo che ha partecipato al vertice di ieri mattina ci scherza su: «Come i pianeti girano intorno al sole, così i ministri gireranno intorno a Draghi». Una battuta, che spiega come funzionerà la gestione politica del Piano di ripresa e resilienza, il Pnrr che vale, per l’Italia, 235 miliardi.
Assai più laboriosa è stata per il premier la mediazione sui licenziamenti, dopo la bufera su Andrea Orlando. A sera una nota di Chigi chiude il caso e blinda il ministro dem del Lavoro: la soluzione è stata individuata «sulla base delle proposte del ministro Orlando in Consiglio dei ministri». Nessun colpo di mano dunque, nessun inganno. Nel merito, le imprese potranno utilizzare la Cassa integrazione ordinaria «anche dal primo luglio, senza pagare addizionali fino alla fine dell’anno, impegnandosi a non licenziare». Chi invece non utilizzerà la Cassa ordinaria agevolata dal 1° luglio potrà licenziare. Orlando è soddisfatto, ma la ferita resta perché, come ha spiegato ai collaboratori, «Lega e Confindustria hanno alzato le barricate e Draghi si è trovato a dover fare una sintesi». Le procedure sono state tutte rispettate, ha assicurato il vicesegretario del Pd, «amareggiato per le ricostruzioni fantasiose relative a un presunto “inganno”».
C’era anche Orlando ieri mattina alla cabina di regia con Draghi, ma lì si è parlato solo di Recovery. Il sottosegretario Roberto Garofoli ha spiegato che la governance del Piano gestirà i fondi secondo uno schema a «geomegia», tria variabile». Draghi presiederà la cabina di regia alla quale prenderanno parte, di volta in volta, i ministri competenti per i vari dossier. Tutti d’accordo? Sì. I partiti che si erano fatti la guerra sino a pochi mesi fa, non hanno potuto che annuire. D’altronde lo scontro furibondo in seno al precedente governo era nato perché a Palazzo Chigi c’era un 5 Stelle (Giuseppe Conte) e al Mef un dem (Roberto Gualtieri) e i due partiti non si mettevano d’accordo su chi dovesse avere l’ultima parola.
Ieri invece gli unici distinguo sarebbero arrivati da M5S e Italia viva. Stefano Patuanelli ha chiesto «maggiore centralità del Parlamento» e ha avuto da Draghi la conferma che il governo riferirà periodicamente alle Camere. Ed Elena Bonetti ha invocato maggior peso per Italia viva. «Se in alcuni passaggi riterrete utile esserci potrete chiamare e partecipare alla cabina di reha concesso Draghi. Insomma, al tavolo di Palazzo Chigi, presenti Franco, Colao, Patuanelli, Gelmini, Speranza, Orlando, Garavaglia, Bonetti e Cingolani si è registrato un «sostanziale accordo» sui tre livelli in cui è articolato il sistema. Il primo è tutto politico, con la cabina di regia presieduta da Draghi che da Palazzo Chigi avrà poteri di indirizzo e coordinamento. Il
secondo livello è il tavolo permanente con le parti sociali e gli enti locali. Il terzo vedrà nascere una segreteria tecnica, sempre a Palazzo Chigi. Per incassare il via libera della Commissione europea e ottenere i primi 13 miliardi a luglio il governo deve ultimare al più presto il decreto legge e ottenere il via libera del Cdm.